Denunce, sempre più medici le dribblano con esami a «raffica» e ricoveri inutili

Demotivati e a rischio di esaurimento nervoso. Timorosi di un contenzioso medico-legale e per questo inclini a prescrivere esami inutili o farmaci non necessari. È questo il quadro che emerge da una ricerca condotta dal centro studi «Federico Stella» dell’università Cattolica sui medici, in particolare ospedalieri. Obiettivo dell’indagine: misurare la frequenza dei comportamenti definiti di medicina difensiva, ossia quando il medico ordina esami, procedure o visite principalmente per ridurre la propria esposizione al rischio di denunce. Un fenomeno preoccupante e sempre più diffuso, tanto che il 78 per cento degli intervistati ha ammesso di averla praticata almeno una volta nell'ultimo mese lavorativo. In particolare l’82% dichiara di aver inserito in cartella clinica annotazioni evitabili, 7 su dieci di aver proposto il ricovero di un paziente in ospedale nonostante fosse gestibile ambulatorialmente, 6 su dieci di aver prescritto esami in esubero, uno su due di aver prescritto farmaci non necessari. Il perché è presto detto: negli ultimi dieci anni il numero dei sinistri denunciati alle assicurazioni è passato da 17mila a 28.500, con un incremento del 65 per cento. E infatti 8 medici su dieci hanno ammesso di aver timore di un contenzioso medico-legale.
«Il numero altissimo di denunce contro i sanitari sta comportando costi altissimi e non solo in termini monetari per la sanità. La medicina difensiva fa male soprattutto ai pazienti - spiega Gabrio Forti, direttore del Centro studi Federico Stella e coordinatore della ricerca -. Ma crea un danno anche ai medici. I procedimenti penali durano molti anni, sono logoranti dal punto di vista psicologico, mettono in gioco la reputazione del medico e va sottolineato che nell’80 per cento dei casi si risolvono con un’assoluzione o con l’archiviazione. Dal questionario che abbiamo proposto è emersa una forte demotivazione e scoramento da parte dei medici che influisce sul loro lavoro». Per questo, e in considerazione dell’alto numero di assoluzioni che si registrano in ambito penale, il Centro studi della Cattolica insieme con la Società italiana di Chirurgia e la facoltà di Medicina di Milano sta elaborando un progetto di riforma che verrà presentato in Parlamento entro settembre. Alla base un convincimento: l’intervento chirurgico eseguito secondo le regole e adeguato alle finalità terapeutiche non può essere poi considerato alla stregua di un’aggressione all’integrità fisica. «È necessario elevare la soglia di responsabilità penale del medico - spiega il professor Gabrio Forti -. Questo non significa che chiederemo la depenalizzazione e nemmeno aree di privilegio o impunità. Ma chiediamo che il medico possa essere chiamato a rispondere penalmente solo per colpe gravi e conclamate. Siamo arrivati al punto che i medici ricevono l'avviso di garanzia per ogni paziente che si ritenga insoddisfatto».

Ma quali saranno i principi sui quali basarsi per stabilire la colpa grave? «Il primo è che il medico non si sia attenuto all’osservanza di regole fondamentali dell’arte, il secondo che abbia corso un rischio non ragionevole nell’esecuzione dell’atto medico». Una certezza, comunque: garze e bisturi dimenticati nella pancia saranno sempre considerati colpe. Gravissime.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica