Denuncia «Bambino sottratto al papà»

Una coppia, un figlio, la separazione. Solite storie di soldi, litigi, ripicche tra ex compagni. Con i bambini che ci vanno di mezzo. Come è capitato ad Andrea (il nome è di fantasia, ndr), 6 anni, protagonista suo malgrado di un’incredibile vicenda giudiziaria che dallo scorso settembre lo costringe a vivere in una casa famiglia, lontano dai genitori. E sì perché Andrea un papà e una mamma ce li ha, soltanto che da tempo non vanno più d’accordo, anzi si fanno la guerra in Tribunale. A denunciare la vicenda è l’avvocato Gianluca Arrighi, che tutela il padre del bimbo, F.S., imprenditore romano di 51 anni, che si è separato dalla ex compagna, C.V., subito dopo la nascita di Andrea.
Il bambino è affidato alla mamma e F.S. paga puntualmente l’assegno di mantenimento stabilito davanti al giudice. Almeno così è fino a quando le pretese della donna divengono sempre più insostenibili e accompagnate dalla minaccia di non fargli più vedere il bambino nel caso in cui l’uomo si fosse rifiutato di pagare. L’imprenditore decide di non cedere al ricatto e C.V. comincia a subissare l’ex compagno di denunce penali. L’uomo viene querelato dieci volte per i reati più svariati: minacce, ingiurie, molestie, sottrazione di minore, violazione degli obblighi di assistenza familiare. E puntualmente prosciolto. Poi arriva l’accusa più dura da sopportare, quella di pedofilia. A febbraio del 2008 C.V. denuncia che F.S. ha abusato sessualmente del figlio. Immediatamente scatta per l’uomo il divieto di vedere il bambino. Ma non si arrende e lotta finchè il pm Nicola Maiorano chiede ed ottiene dal gip l’archiviazione del procedimento per l’inconsistenza delle accuse. «Ormai però è intervenuto il Tribunale dei minori - spiega Arrighi - ed è iniziato un autonomo procedimento che segue un suo autonomo e lunghissimo iter burocratico che incredibilmente prescinde dal proscioglimento dall’accusa di violenza sessuale. E da un anno il mio cliente non può più stare con suo figlio».

Nel frattempo Andrea, affidato dalla madre ai servizi sociali, è finito in una casa famiglia, dove può vedere il papà una volta a settimana sempre sotto la sorveglianza degli assistenti sociali. E ogni volta piange quando se ne va.

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