La denuncia di An: «Le schede bianche sono diventate rosse»

(...) presenterà alla Procura della Repubblica di Genova, avvertendo il procuratore capo Francesco Lalla che è in grado di portare un testimone.
Un iscritto di An, di nome fa Alberto sul cognome per il momento preferisce mantenere l’anonimato, lo ha chiamato agitatissimo ieri mattina: «Dobbiamo fare qualcosa, la magistratura deve aprire un’inchiesta». Era in un Circolo in un locale della circoscrizione di Quinto la sera prima, se ne stava in terrazzo a fumare una sigaretta. Sono usciti un paio di altri avventori, come si fa a non parlare di politica in questi giorni. «Bisogna cercare di dimostrare tutti i brogli ma sarà dura, vedrete che finirà tutto in una bolla di sapone e alla fine governerà l’Unione - commenta Alberto -. Di certo c’è che non durera più diu sei mesi, come faranno a governare con così pochi numeri lo sanno solo loro». Chi annuisce chi dissente, poi salta su un signore e la butta lì candido: «Parlate di brogli? Sapeste cosa è capitato di sentire a me». E via, a raccontare di aver sentito parlare alcuni sindacalisti della Cgil del Gaslini, si vantavano uno con l’altro di aver assegnato loro le schede bianche ai seggi, alla sinistra.
Alberto lo ferma: «Scusi ma lei ha parlato troppo. Io sono iscritto ad An e la prego di dirmi il suo nome, perché io domani la tiro fuori questa storia, queste son cose per cui si rischia il carcere, una verifica va fatta». Quello si spaventa ma non smentisce: «Io le confermerò sempre tutto quello che ho sentito, perché l’ho sentito con le mie orecchie. Ma se lei fa il mio nome io rischio il posto di lavoro». Tanto più che, aggiunge, chi in quel frangente, durante quella conversazione, era saltato su all’urlo di «Vi denuncio tutti» è stato pregato, non troppo gentilmente però, di non farlo. E sia. Alberto prende nota del nome, verifica che il suo interlocutore sia una persona affidabile, poi telefona a Bornacin.
Il senatore non fa una piega: «Venga nel mio ufficio martedì dopo Pasqua, scriviamo un esposto». Dice Bornacin che «non mi stupirebbe se fosse vero, tanto più se in quei seggi non erano presenti rappresentanti di lista del centrosinistra», che il clima da 1948 mica è un’invenzione, Silvio Berlusconi a parlare di scelta per la libertà, l’Unione a spronare l’elettorato a porre fine al regime. Aggiunge che martedì chiamerà il procuratore ma anche il colonnello Mariano Mossa, comandante provinciale dei carabinieri di Genova: «Poi spetterà a loro fare le verifiche necessarie, se si tratta di sindacalisti del Gaslini forse non sarà difficile trovarli, accertare se fossero scrutatori davvero, appurare se stessero vantandosi a vanvera o se davvero abbiano fatto una cosa del genere, che naturalmente sarebbe gravissima. A noi spetta il compito di dare le indicazioni utili per avviare un’indagine. Certo se l’episodio si rivelasse vero io vorrei sapere se è successo in altre parti d’Italia e in quanti seggi».
Del resto, Bornacin il tarlo lo ha da quando, in Senato mica al bar, ha sentito dire che, ecco, comunque doveva vincere la sinistra, anche per una questione di ordine pubblico, di tenere a bada le piazze, e che se anche adesso i riconteggi dimostrassero la vittoria della casa delle libertà nessuno avrebbe il coraggio di dirlo.

«Ora vorrei capire se ha torto Berlusconi a parlare di brogli e a chiedere il riconteggio dei voti o se ha ragione qualcun altro a chiedere di abbassare i toni e di riconoscere il vincitore». Il futuro parla di partito unico del centrodestra e di un governo Prodi che non riuscirà a governare, dice Bornacin. Adesso però, la parola passa alla magistratura.

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