Paolo Giordano
da Milano
Però immaginatevelo Gérard Depardieu che fa finta di niente, si mette le mani in tasca e, pum!, tira una testata a un fotografo. Così a bruciapelo, in centro a Firenze.
Oddio, avrebbe potuto far di meglio, visto che a Dario Orlandi (il malcapitato con la macchina fotografica) la capocciata ha provocato - stando alla prognosi dei medici, che di solito sono di manica larga - un livido che in quattro giorni sarà bello che dimenticato. Comunque, ecco la cronaca. Lattore era a passeggio al mercato di San Lorenzo con una giovane donna e a pedinarlo, più che la voglia di shopping di lei, cera lattenzione della gente, i passanti sorpresi, le foto che ormai col cellulare si scattano ogni treperdue. Orlandi dice che ha riconosciuto lattore e «lho seguito a distanza, usando il teleobiettivo». Evidentemente non è passato inosservato, perché a un certo punto Depardieu «mi ha fatto una boccaccia intimandomi di allontanarmi».
Risultato: zero.
Allora, di fronte alle Cappelle Medicee, lattore, che è un maestro di colpi di testa e nel suo ultimo film 36 Quai des Orfevres tira pugni dallinizio alla fine, si è avvicinato al fotoreporter con le mani in tasca, ha fatto finta di niente e poi patatrac: gli ha tirato una testata in pieno volto e se ne è andato come se nulla fosse.
«Non ho capito che cosa è successo» ha detto Orlandi, che prima di rivolgersi allavvocato ha ricevuto a tamburo battente la solidarietà del presidente della Provincia, Matteo Renzi («La fama non attribuisce a Depardieu il diritto di comportarsi in questo modo») e del gruppo cronisti toscani aderenti allUnci: «Ancora una volta una errata quanto diffusa concezione della privacy, alimentata da norme contraddittorie, non solo è di ostacolo al diritto di cronaca, ma mette in serio pericolo lincolumità stessa dei cronisti».
Insomma, ecco il risultato di una privacy viziosamente deformata: a rispettarla ormai sono tenuti solo i giornalisti perché chiunque altro può fotografare o scrivere ciò che vuole (specialmente su Internet).
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