MilanoCome fosse la cosa più normale del mondo. Così, almeno, la racconta al giudice. «Faccio uso di cocaina dalletà di ventanni. La consumo una volta alla settimana, è cioè il sabato sera, comprandola nella mia zona. Poi vado in discoteca a ballare. In genere consumiamo alluscita della discoteca, ormai lo fanno tutti. Vado e torno in macchina. Talvolta guido io, altre volte guidano altre persone». E la sera del 5 gennaio scorso è lui al volante. Luigi P., classe 1983, pregiudicato, che a bordo della sua Fiat Punto investe e uccide un uomo di 75 anni su una strada dellhinterland di Milano. Lo uccide e poi scappa. Viene arrestato poco più tardi, quando decide di costituirsi. Nel sangue gli trovano metaboliti della cocaina per oltre 5mila nanogrammi a millilitro. Cento volte più della soglia di tolleranza. Il 5 gennaio è un sabato. E il sabato, lha spiegato, lui «consuma». Come tutti.
Nessun rimorso, nessun pentimento. Una testimonianza glaciale fatta davanti al giudice per le udienze preliminari di Milano Guido Salvini. Che, nella sentenza con rito abbreviato con cui condanna il ragazzo a 4 anni di reclusione per omicidio colposo e omissione di soccorso (oltre a 5mila euro di multa e 60mila come provvisionale per i due figli della vittima), sottolinea la «colpa grave per difetto di percezione sociale dei propri atti». Perché un incidente «può capitare a tutti - insiste il gup - ma in alcuni casi traggono origine da un comportamento o da una situazione non casuale». Limputato - scrive infatti il giudice nella motivazione della sentenza - «si è mosso nella più completa e anche concretamente più grave noncuranza di quanto può avvenire agli altri utenti della strada» oltre che «a lui stesso». Perché era imbottito di cocaina, e già molte altre volte aveva preso lauto dopo aver «consumato». Condizioni che «testimoniano linsensibilità e lindifferenza per la sicurezza altrui», e «insofferenza per le più elementari norme di prudenza». Ancora, Luigi P.
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