Il derby della domenica si gioca sull’altalena

Il derby della domenica si gioca sull’altalena

Al termine della tredicesima udienza del campionato di serie A, il calcio che fa parlare e tacere nel giro di sette giorni ha emesso le «definitive» sentenze ebdomadarie.
Il Genoa di Ballardini, che in due mosse aveva effettuato il «risolutivo» sorpasso cittadino e pareva felicemente avviato a traguardi luminosi e progressivi nel tabellone di sinistra con automatico abbandono dei «cugini» al loro triste destino, si è inchinato alla Signora degli ex blucerchiati Marotta e Del Neri operando la quinta genuflessione stagionale, la terza nel proprio bunker di Marassi. Tra l'altro evidenziando un portiere straordinario nelle uscite basse (in cui sempre più mi ricorda Giorgio Ghezzi il Kamikaze) ma sconcertante tra i pali (nei due gol subiti Eduardo ha fatto il citofono) e un attacco all'asciutto da oltre 600 minuti di campionato.
La Sampdoria di Di Carlo, che non segnava da quattro partite (una di Europa League e tre di campionato) e pareva malinconicamente avviata alla malsicura frequentazione del tabellone di destra, ha sfruttato in pieno a Lecce l'assist genovese per procura degli «ex» targati Fiat riscavalcando i «cugini» nell'infinita gara ad inseguimento cittadina e si è «saldamente» risistemata nell'agognato tabellone di sinistra immediatamente a ridosso delle Sette Sorelle designate. Il tutto condito dal non trascurabile dettaglio che a Lecce è successo di tutto e di più nel bene e nel male, sicché «per incanto» (scrivo col capo cosparso di cenere) assistere alla partita della Sampdoria priva di Cassano non è più stato come succhiare un chiodo, alla faccia dell'«irreversibile» calma piatta.
Mentre Gianluca Curci si è confermato una volta di più affidabilissimo guardiano dei pali e dunque acquisto straordinario, Giampaolo Pazzini, che pareva definitivamente prigioniero di una demoralizzante ragna di sterilità (un solo gol al suo attivo nelle precedenti 11 presenze sommate nei primi 12 turni di campionato), è improvvisamente ed esageratamente tornato fertile timbrando la sua prima tripletta in carriera, affiancando il capocannoniere blucerchiato «pro tempore» Fantantonio a quota 4 e conseguentemente azionando il lampeggiatore, date le circostanze. A ulteriore conforto della Sampdoria, a questo punto, gioverà ch'io ricordi una volta ancora il famoso detto di Fulvio Bernardini, che del calcio era il Profeta: «Dammi uno che pari e uno che faccia gol e in mezzo mettici chi ti pare…».
Riccardo Garrone - che il giorno dopo l'imperdonabile «fattaccio» si era detto disposto a perdonare Cassano se alle scuse presentategli oralmente al cospetto degli allenatori e dei compagni nel chiuso dello spogliatoio Antonio avesse aggiunto quelle scritte perentoriamente richieste dalla Società - ha «definitivamente» dichiarato a Lecce: «A prescindere dal risultato dell'arbitrato, il contratto sarà risolto. In omaggio alla coerenza che mi caratterizza, Cassano non vestirà mai più la maglia blucerchiata». Ne prendo doverosamente atto, limitandomi a registrare il fatale rincrescimento dell'ampia maggioranza dei tifosi blucerchiati.
Roberto Mancini, che secondo la stampa gossippara inglese era sul punto di essere licenziato dal Manchester City per carenza di risultati, ha umiliato a domicilio il Fulham del predecessore Hughes, si è preso gli elogi e l'abbraccio dello spettatore d'eccezione Diego Armando Maradona ed è risalito al terzo gradino della classifica di Premier League a 3 soli punti dal Chelsea di Ancelotti (che Abramovich vuole far fuori) e l'United di Ferguson e a un punto dall'Arsenal. E insomma si vocifera che a giugno un rilanciato Mancio (peraltro amatissimo dai tifosi del City) potrebbe tornare in pompa magna alla corte di Moratti, visto che allo sfortunato Benitez non ne va una dritta nel prato nerazzurro in cui non cresce più l'erba dopo il passaggio di Attila Mourinho.
Tornando a noi, la nuova settimana nasce all'insegna della Coppa Italia che prospetta al Grifone l'impegno di domani sera (ore 20.30) a Marassi contro il Vicenza. Impegno da prendere finalmente sul serio, violando in proposito gli usi e costumi della gestione Preziosi, in quanto per i due prestigiosi matches degli «ottavi» in programma con l'Inter a metà dicembre e metà gennaio Ballardini potrebbe finalmente contare, insieme col ristabilito Chico, pure sui redivivi Palacio Palladino e magari Jankovic, senza i quali l'attacco rossoblu guidato dal macchinoso Toni desolatamente isolato si mostra malinconicamente spuntato. Vicenza dunque da battere e basta. Dopodiché la banda Ballardini avrà davanti a sé «soltanto» la doppia trasferta di Brescia e Lecce e l'appuntamento casalingo con il Napoli per trarre gli auspici in vista del derby di domenica 19 dicembre (ore 20.45) che condizionerà il pranzo di Natale.
In avvicinamento al derby, la Sampdoria dovrà per contro affrontare un «tour de force» da far tremare i polsi. Tre appuntamenti in fila a Marassi con il Milan capolista (sabato 27, ore 18), il Psv Eindhoven per il dentro-o-fuori in Europa League (mercoledì 1° dicembre, ore 19) e il disperatissimo Bari (domenica 5, ore 15), l'incontro d'andata per gli «ottavi» di Coppa Italia con l'Udinese o il Lecce (mercoledì 8, ore 20.

30), il Brescia a Marassi (domenica 12, ore 15) e il Debrecen a Kharkiv (giovedì 16, ore 21.05) per chiudere la travagliata fase a gruppi di Europa League. A quel punto, per sapere quale menu scegliere per il pranzo di Natale mancheranno tre giorni…

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica