Cè una signora dagli occhi grigi e dalle rughe orgogliose, nipote da parte di madre del mercante darte Paul Rosenberg (lagente di Picasso e Matisse), figlia di un ebreo ricchissimo che commerciava in cosmetici e che si ribattezzò da Schwartz in Sinclaire (usando il nome di battaglia nella Resistenza anti-nazista); cè questa signora che è anche la prima anchor woman televisiva di Francia, che ha allattivo un sacco di libri di successo, che orienta la politica del suo Paese e che nel cuore dei parigini sarebbe stata (fino a sabato scorso) la premiere dame ideale, perfino meglio di Carlà; cè questa signora che, dopo averlo domato e condotto allaltare (per lui era la terza volta), ha sempre liquidato le scappatelle del marito con oltranzismo blasè convinta, comè sempre stata, del fatto che attaccarsi alle corna, parlarne, piangerci sopra e trasformarle in tragedia, fosse, in fondo, robetta da piccolo borghesi. Cè questa signora, che sabato ha però dovuto fare i conti con unaltra signora.
Una cameriera africana (probabilmente senegalese) trentaduenne che, con la divisa spiegazzata dellhotel Sofitel (quello in Time Square a New York) e un asciugamano in testa, sabato notte si è riparata il volto davanti a una folla di curiosi quando la polizia lè andata a prelevare per interrogarla nel commissariato di Harlem; cè una cameriera che vive nel Bronx con la figlia adolescente, che si guadagna da vivere ripulendo i rifiuti di vita che si lasciano di solito nelle stanze degli alberghi e che sabato, in una di quelle stanze, ha «incontrato» il marito dellaltra signora. Cè una cameriera che spopola sul web perché non ha ancora un volto, e in rete si cerca di dargliene uno e perché non ha ancora un nome e in rete glielhanno già trovato: Ofelia, come la protagonista del film di Landis, Una poltrona per due, in cui Jamie Lee Curtis interpretava una giovane prostituta pagata per rovinare la carriera a un potente. Cè una signora, Anne Sinclair, che è la moglie di Dominique Strauss Kahn e che oggi «non crede neanche per un secondo alle accuse» rivolte al suo sposo, ma cè quellaltra signora, che fa la cameriera, e dichiara di essere la vittima di suo marito, Dominique Strauss Kahn. Vittima di una violenza sessuale durante la quale avrebbe cercato di difendersi lasciandogli graffi sul petto.
E così, non le corna, bensì una storiaccia con unaltra donna, ha smesso di essere robetta da piccolo borghesi della quale non occuparsi. Aveva sempre tirato dritto la signora Sinclair (che oggi propende per lipotesi di «complotto ai danni di suo marito»), sperando di riuscire a portarlo un giorno allEliseo anche e soprattutto per costringerlo a una condotta più moderata. Dominique e le donne. Un pasticcio da sempre. Perfino alle urne, quando allultimo venne battuto da Segolene Royal. O come quando, nel 2008, il Fondo Monetario Internazionale aveva aperto unindagine su di lui per capire se avesse abusato della sua posizione per intrattenere una relazione con una sottoposta, leconomista Piroska Nagy: bionda, occhialuta, magretta, dal look vagamente femminista, moglie dellex banchiere centrale argentino Mario Blejer. E in seguito per capire se le dimissioni della Nagy (facilitate da una pesante buonuscita) fossero state «pilotate» da Strauss Kahn. «È stata solo una questione di letto, noi ci amiamo come il primo giorno» aveva concluso la signora Sinclair. E non laveva rannuvolata nemmeno quel libro, pubblicato un anno fa con lo pseudonimo «Cassandra», dal titolo Dsk, i segreti di un presidenziabile, nel quale suo marito veniva descritto come un «cercatore di piacere» e dove gli si attribuiva, tra le altre, una relazione con «Carmen, vedova di un intellettuale italiano» che in molti avevano riconosciuto in Carmen Llera. Ieri si è fatta viva unaltra scrittrice, Tristane Banon: trentenne, bionda, carina, figlia di Anne Mansouret, consigliere regionale socialista dellAlta Normandia che le aveva consigliato di tacere fin qui.
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