di Ferruccio Repetti
«Voglio farmi visitare. Subito! E poi, cosè questo Cup che mi metterebbe in fila? Pretendo precedenza assoluta». Detto fatto: loro, i responsabili del carcere di Pontedecimo, lhanno accontentato. E sì, perché della richiesta, o meglio: della pretesa, di un detenuto si tratta. Il quale detenuto, dopo aver messo a soqquadro, con altri esagitati connazionali, lo stadio di Marassi nellanteprima della partita Italia-Serbia, era stato arrestato e trattenuto dietro le sbarre. Nei giorni scorsi, avendo accusato un po di orticaria - di evidente origine neurovegetativa -, lenergumeno si è scatenato con la direzione dellistituto per ottenere il diritto di visita prioritaria. E pensare che, per lui, si trattava della terza visita dermatologica, dopo che le prime due avevano dato esito più che tranquillizzante: «Lei è sano, cervello a parte - avevano sentenziato i medici -. Vada tranquillo». Va be che dire «tranquillo» a uno come lui è praticamente un insulto. Ma in ogni caso - come denuncia Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sappe, il sindacato delle guardie carcerarie - non si capisce perché «il carcere di Pontedecimo acconsenta abitualmente a richieste simili, del tutto ingiustificate e non urgenti, che costringono gli agenti a un superlavoro inutile e allutilizzo di mezzi di trasporto, con conseguente sperpero di denaro pubblico». Fatto sta che il detenuto serbo è stato visitato per lennesima volta e, per lennesima volta, giudicato perfettamente sano. Mentre i pazienti veri, che non fanno casino allo stadio o da qualsiasi altra parte, continuano a rivolgersi al Cup, aspettano e, quando è il momento - sempre tardi, comunque -, vanno a farsi visitare sulle proprie gambe.
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