Un detenuto di un carcere di Torino si propone come donatore «samaritano», ossia offre di donare un rene non a un amico o a un parente ma disinteressatamente. È il primo caso di detenuto «samaritano» in Italia, e uno dei primi in assoluto da quando il Consiglio Superiore di Sanità ha autorizzato la donazione samaritana subordinandola a precisi vincoli.
Il detenuto, spiega Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale Trapianti, seguirà lo stesso iter previsto in questi casi: una prima valutazione clinica da parte del centro regionale di riferimento, seguita da una psicologica e psichiatrica; se supererà i primi step, verrà sottoposto a una seconda valutazione da parte di un'equipe di esperti nazionale. Solo al termine dell'iter di valutazione (bisogna accertare la sanità fisica e mentale del donatore e escludere qualsiasi finalità nascosta nella volontà donativa, a partire ovviamente dal lucro) verranno valutati anche gli aspetti giuridici del caso, trattandosi di una persona in carcere.
Al momento sono sette le persone che si sono offerte di donare un rene nel nostro paese. Di questi solo uno, per ora, ha superato i primi step di valutazione a livello regionale, e si appresta ad affrontare i test psicologici da un team nazionale.
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