Genova - Tanto rumore per nulla. La sentenza per le violenze alla scuola Diaz al G8 di Genova disintegra il teorema della procura che voleva pene esemplari per i vertici della polizia. Non c'è stato dolo, non hanno commesso il fatto, estranei a tutte le accuse infamanti. Prosciolti perché il fatto non sussiste. I numeri uno escono a testa alta dal processo al pari dell'agente scelto Massimo Nucera, che secondo i pm si era addirittura inventato una coltellata al petto. Le uniche condanne colpiscono i capisquadra del Settimo Nucleo guidato da Vincenzo Canterini (4 anni) e Michelangelo Fournier (2 anni) responsabili, con i superiori, della «macelleria messicana» all'interno della scuola dei no global.
Alle ore 21.21 il collegio presieduto da Gabrio Barone ha colpito la coda della polizia salvando la testa per i noti fatti del 21 luglio 2001. Dignità restituita a Francesco Gratteri, all'epoca direttore dello Sco, a Giovanni Luperi, passato al Sisde, a Gilberto Calderozzi, ex vicedirettore dello Sco, soprattutto al nemico numero uno della procura: Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos genovese, accusato in questi anni d'ogni nefandezza. Ricapitolando: sedici assoluzioni e 13 condanne, 35 anni di carcere comminati in tutto. L'Accusa ne aveva chiesti con forza 108 chiedendo il carcere per 29 divise. Una débâcle.
La scure colpisce dunque Vincenzo Canterini, Angelo Fournier e i responsabili delle squadre dei celerini romani entrati nella Diaz. Una condanna singolare, sia perché Canterini nella Diaz è entrato per ultimo, sia perché fu proprio Fournier a bloccare qualsiasi altro tentativo di infierire sui manifestanti. Come se non bastasse i riscontri, al cronometro, sull'irruzione del Settimo Nucleo in aula avevano dato esito negativo dimostrando che altri varcarono prima il portone della scuola. Sarà curioso leggere le motivazioni visto che la responsabilità penale è personale, e nessuno dei feriti ha riconosciuto il suo aggressore. A cui la procura ha dato invece un nome.
Alla lettura del dispositivo, è calato il gelo. Quando il presidente ha tolto il disturbo si è levato un grido ritmato: «Ver-go-gna, ver-go-gna...». Per il tribunale di Genova, dunque, se violenze ci sono state e se falso ideologico è stato compiuto, la colpa non può essere addossata a chi allora comandava la polizia di Stato. Tre e due anni di carcere se li sono presi rispettivamente i poliziotti delle molotov, Pietro Troiani e Michele Burgio, colpevoli di aver portato all'interno dell'edificio le due bottiglie incendiarie per poi attribuirle ai manifestanti della Diaz. Il tribunale ha assolto per non aver commesso il reato o perché il fatto non sussiste Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi e Davide Di Novi. Per loro i pm avevano chiesto 4 anni. Schiaffo pesantissimo per la procura anche l'assoluzione di Massimo Nucera, uomo fidato di Canterini e Fournier, assolto dall'accusa d'aver simulato l'accoltellamento.
A sentenza emessa, s'è scatenato il finimondo. Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa Social Forum, urla ai microfoni l'impunità delle forze dell'ordine.
Luca Casarini, anima no global, definisce la sentenza un'amnistia a senso unico. Esponenti di maggioranza e opposizione rilasciano dichiarazioni al vetriolo. Gli unici a non profferire parole, i pubblici ministeri. Sono rimasti senza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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