Dibattito sul D’Oria Il mio prof, «don» Giuseppe Siri

Caro Sirianni, sono un «giovane» del 1924, ho fatto le elementari a Bogliasco, dove sono tornato a vivere dopo 40 anni di professione in tante parti del mondo, senza mai dimenticare gli 8 anni del D’Oria - due alla Foce, quando la sede era ancora nello Stradone Sant’Agostino dove ho dato l’esame di ammissione - e nel palazzone di via Diaz dal 1938 in poi.
Mi ricordo, in Ginnasio, dei professori Sechi, Porro e Di Nardo, di Lettere, della Franchi, di Matematica e Fisica per tutti gli 8 anni di Ginnasio e Liceo, e per i 3 anni di Liceo, di Montanari, di Italiano e Latino, di Marchi e don Puglia, di Greco, della Ulloa Cuomo, di Scienze Naturali, della Marcenaro, di Arte, di Dagnino, di Filosofia e, sopra tutti, con Ziccardi preside, di «don» Giuseppe Siri, indimenticabile quando, per la Pasqua del ’43 ci raccolse presso la Cappella dei Maristi e ci descrisse ciò che qualche mese dopo avremmo verificato di brutto, esortandoci però a non mollare.


Gli studi al D’Oria sono stati una tremenda fatica, ma per acquisire una cultura che da allora e per sempre, mi è servita ad affrontare, con equilibrio e fede, le vicende anche drammatiche della prigionia e della professione, ed ancora oggi mi serve a commiserare, con tutta la modestia che posso, la pochezza di certi ambienti «resistenti» del presente.
Grazie della pagina che hai scritto: come avrebbe detto Siri, anche da Cardinale, «a ghe voeiva tutta».

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