Il diciottenne agli arresti «Non l’ho ucciso io»

Sono due le persone indagate per la morte di Filippo Raciti, l’ispettore di polizia ferito mortalmente il 2 febbraio del 2007 allo stadio Angelo Massimino. Per quel tragico derby sono sotto inchiesta un ragazzo catanese minorenne all’epoca dei fatti il cui nome, Antonino Speziale, è stato diffuso per espressa volontà sua e dei genitori. Speziale, oggi maggiorenne, si trova tuttora agli arresti domiciliari presso una comunità per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, compiuto la stessa sera in cui l’ispettore perse la vita. Assieme a Speziale è indagato un altro ultrà, maggiorenne, le cui generalità sono ancora segrete, essendo la sua posizione tuttora al vaglio della magistratura. Secondo l’accusa sarebbero infatti stati loro due a colpire con un sottolavello in alluminio l’ispettore Raciti all’ingresso della Curva Nord dello stadio, procurandogli la lesione al fegato che avrebbe poi causato la morte del poliziotto alcune ore dopo per un’emorragia interna. Speziale, che si è riconosciuto nelle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza dello stadio, ha sempre negato di avere avuto uno scontro con il poliziotto, sostenendo di avere lanciato in aria il lamierino, che sarebbe così caduto a terra. La difesa di Speziale, sostenuta dall’avvocato Giuseppe Lipera, sostiene la tesi che Raciti sia morto per «fuoco amico», colpito cioè da una manovra in retromarcia di un Discovery della polizia.

L’inchiesta per l’omicidio ora è a un bivio: il 7 febbraio compie un anno e la Procura per i minorenni di Catania dovrà o chiudere le indagini e chiedere il rinvio a giudizio di Speziale, oppure chiede al Gip una proroga di alcuni mesi.

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