Politica

Dico, ministri divisi in piazza. E il Vaticano ai cattolici: «Dovete fermare la legge»

Pecoraro al corteo gay, Fioroni sfila al Family Day. Oggi parte in Senato la discussione sul testo

Roma - «I cattolici hanno il dovere di non far passare i Dico». La Chiesa ribadisce la sua ferma opposizione a qualsiasi forma di riconoscimento delle convivenze omosessuali e richiama le Considerazioni della Congregazione della Dottrina della Fede firmate dallo stesso Ratzinger, prima di salire al soglio pontificio, dove i cattolici impegnati in politica vengono sollecitati a «votare contro provvedimenti favorevoli al riconoscimento delle unioni omosessuali». Proprio oggi il presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, il diessino Cesare Salvi, darà il via alla discussione sulle varie proposte di legge in materia di unioni di fatto, compresa quella del governo, i Dico. Occasione nella quale la Chiesa non intende tacere. È toccato a monsignor Elio Sgreccia, presidente dell’Accademia vaticana per la Vita, bocciare ancora una volta il ddl e ricordare che il «dovere» dei cattolici italiani è quello di non far passare i Dico o qualsiasi altra proposta legislativa che screditi la famiglia tradizionale o legittimi le coppie omosessuali. Sgreccia poi si è detto favorevole alla proposta di una manifestazione di piazza in favore della famiglia, il Family day, che definisce una forma di «legittima difesa» dei cattolici di fronte alla minaccia rappresentata dall’ideologia che alligna in molti mass media e dalla passività dei «buoni cattolici».
E l’europarlamentare Udc, Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, una delle associazioni che promuovono la manifestazione, promette una «riscossa» cattolica che, iniziata con la campagna astensionistica per il referendum sulla procreazione medicalmente assistita del giugno 2005, ribalta lo spirito di «arrendevolezza, timore, sudditanza culturale» che ha caratterizzato i cattolici in passato. Una riscossa cui vuole, ad esempio, prendere parte anche il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni della Margherita, che ha promesso di partecipare al Family day.
I primi a scendere in piazza però saranno i sostenitori dei Dico che si sono dati appuntamento a Roma per il 10 marzo al corteo promosso dall’Arcigay e dalle altre organizzazioni omosessuali. Corteo al quale hanno già garantito la loro presenza molti rappresentanti del governo e della maggioranza che così resterà divisa in piazza come in Parlamento. Tra i manifestanti pro Dico il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, che insiste: «Servono norme per le coppie di fatto. Il Parlamento deve avere il coraggio per una legge che sosterrà sempre le famiglie tradizionali ma che dia anche diritti alle coppie di fatto di tutti i conviventi». Per gli altri rappresentanti del governo vale il messaggio di Aurelio Mancuso, segretario nazionale dell’Arcigay: «Le assenze non sono giustificate».
E che la legge sulle coppie di fatto si deve fare lo dice pure il presidente dei deputati di Rifondazione, Gennaro Migliore. «È una legge che estende diritti a persone che non ne hanno, è un’acquisizione fondamentale di diritti per la nostra società. Ne abbiamo bisogno, per questo noi saremo in piazza il 10 marzo a manifestare», dice Migliore che ricorda pure agli alleati che «esiste un vincolo di maggioranza».
Le divisioni che dalle stanze della politica scendono in piazza imbarazzano sempre di più il governo. Un prodiano come Franco Monaco della Margherita pur riconoscendo che «le manifestazioni arricchiscono la democrazia» invita chi «ha alte responsabilità politiche e istituzionali» a «impegnare le proprie energie più nel Parlamento che nella piazza».

Insomma i ministri in piazza e per di più divisi creano un altro problema alla tenuta dell’Unione.

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