Dida ultimo dubbio di Ancelotti «Gioca se è al cento per cento»
24 Aprile 2007 - 03:04Il preparatore Vecchi: «È solo un problema di testa». E Galliani bacia lerba di Old Trafford
Nostro inviato a Manchester
Sotto la pioggia insistente di Manchester, Nelson Dida testa la sua spalla dolente e lerba umida dellOld Trafford (baciata da Galliani allingresso ieri sera, in attesa dellultimo allenamento). Qui nacque la leggenda evaporata di un portiere insuperabile, capace addirittura di oscurare la classe di Gigi Buffon, nella notte della finale 2003 decisa ai rigori e dalla sua opposizione alle stilettate sbilenche di Montero, Zalayeta e Trezeguet. «Gioca se sta al cento per cento», riferisce Ancelotti per togliersi dallangolo. I medici han dato via libera, solo dal preparatore dei portieri, William Vecchi, proviene lavvertimento per luso: «Non è la spalla il problema, è la testa che devessere libera». Coi suoi silenzi tradizionali, Dida sembra confortare i pronostici complessivi. Sullerba rasata dellOld Trafford, Nelson si tuffa sulla destra e si rialza, neanche una smorfia dopo quella tradita a Messina senza peraltro abbandonare la postazione.
Gioca Dida, perciò, protetto dal grande vecchio sempre in circolazione, Paolo Maldini, a giugno 39 anni suonati, alle viste la nona semifinale di Champions e una voglia intatta di continuare a correre. «Come farà a fermare Cristiano Ronaldo?» gli chiedono un paio di colleghi inglesi che lo torturano con i quesiti sul portoghese, è il più grande di tutti o no, lo marcherai tu come suggerisce Benitez o no? Maldini, il capitano intramontabile di un Milan che è quasi identico a quello di quattro anni prima, spiega a tutti che «noi giochiamo a zona» prima di congedarsi con un piccolo soprassalto di orgoglio: «E poi anchio penso di essere abbastanza veloce».
AllOld Trafford circolano magliette rievocative del 7 a 1 rifilato sulla schiena della Roma (un cronista di fede laziale è tra i primi a esibirla in sala stampa): allora Totti si avvicinò al precipizio confessando di provare una emozione cento volte maggiore rispetto a quella patita a Berlino per la finalissima mondiale. Non la pensa così il suo gemello di spot Ringhio Gattuso che pure è molto amico di Francesco e non ha cuore di maltrattarlo in pubblico. Bastano i rimproveri in privato. Così allora se la cava con una battuta ma la differenza si coglie, per fortuna di noi tutti e anche di chi ha vissuto le ore di Duisburg. «È vero, la tensione è identica, ma vivere quei giorni con la maglia azzurra è stato da sballo», detta Gattuso che non ha certo voglia di fare il sermone a Francesco. In tv gli chiede se si è per caso ricordato dellammorbidente, qui cerca di dargli una mano.
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