Sembrava uno scontro elettorale, si è trasformato in una guerra di religione, è diventata unecatombe. Da ieri lAfrica ha un nuovo inferno, dove lodio tra cristiani e musulmani alimenta il reciproco sterminio. Le cronache non dicono molto, riferiscono soltanto di 300 morti ammassati dentro una moschea e di oltre 150 allineati appena fuori e di altre salme, stavolta cristiane, sparse a decine forse centinaia, tra strade e ospedali.
Succede nel cuore della Nigeria, nella pancia dello Stato più popoloso dAfrica, in quella cintura verde dove pastori musulmani e contadini cristiani si affrontano da decenni trasformandola nella faglia sismica dellodio religioso e tribale che divide il nord islamico dal meridione cresciuto intorno al culto della croce.
La città si chiama Jos ed è la capitale dello Stato di Plateau, ma non la conosce nessuno. Eppure quella città gronda sangue, respira odio. Le voci al telefono riferiscono di una città trasformata in mattatoio. «In due giorni sono state uccise centinaia di persone, ci sono resti di corpi bruciati ad ogni angolo, è terribile», riferisce al telefono il prete cattolico Yakumu Pam. Amin Manu, un collaboratore locale di Radio France International reduce da un giro nella parte opposta dellabitato, sciorina un conteggio macabro e dettagliato. «Questo pomeriggio sono andato alla moschea centrale e ho contato 378 corpi e quando stavo per uscire ne sono arrivati altri tre». Più tardi lo sceicco Khalid Abubakar responsabile della moschea riferisce di 300 cadaveri dentro ledificio e di almeno 183 fuori, tutti in attesa di sepoltura.
A Jos nel settembre 2001, mentre il mondo trasecolava davanti allorrore di Manhattan, si massacrarono in silenzio e ne seppellirono mille. Quattro anni fa, unaltra ventata di rabbia interreligiosa spazzò i quattro angoli dellintero Stato di Plateau e si portò via altre 700 vite. Adesso è ricominciata e se il buongiorno si vede dal mattino sta andando anche peggio.
Da venerdì a ieri sera i morti visti, contati e riferiti sono già quasi cinquecento. Ma potrebbero essere molti di più perché mancano i bilanci della parte cristiana. Da lì arrivano solo le prime testimonianze su quelle cinquanta salme abbandonate negli ospedali. Anche qui i reciproci conteggi risentono delle differenze religiose. I musulmani devono seppellire i loro morti entro il tramonto, i cristiani possono pregare e attendere.
Ma comè iniziata? Nessuno sa dirlo con precisione. Lunica certezza era il voto locale, la rituale finzione democratica che in Nigeria non ha garantito una sola elezione regolare. La gara è sempre la stessa e rispecchia la divisione di terra e culto. Da una parte lAnpp (All nigerian peoples party) preferito dai musulmani, dallaltra quel Pdp (Peoples democratic party) che governa a livello federale e raccoglie il voto cristiano. Quando, giovedì pomeriggio, lo scrutino tarda e si diffonde la voce di un broglio per garantire la vittoria del Pdp, i musulmani insorgono. Gli altri non stanno a guardare e in breve la violenza inghiotte la città. Venerdì mattina i morti sono 15 e in città viene imposto il coprifuoco. Poi lecatombe.
La polizia ammette molte vittime, ma si guarda bene dal dare stime ufficiali. Lesercito mandato a riportare lordine si chiude in un ancor più impenetrabile silenzio. Secondo Amin Manu, unica fonte affidabile, gran parte delle vittime sarebbe caduta proprio sotto i colpi delle forze di sicurezza incaricate di far cessare gli scontri. Poi la furia delle folle avrebbe fatto il resto. «I corpi dei cristiani sono stati portati negli ospedali e dicono siano una cinquantina, quelli dei musulmani sono quasi tutti alla moschea dove li ho contati», riferisce il reporter.
«Almeno diecimila persone hanno abbandonato le loro case e si sono rifugiate nelle chiese, nelle moschee, ma non siamo in grado di fare bilanci, le strade sono piene di cadaveri, se continua così cè il rischio unepidemia», aggiunge un funzionario della locale Croce rossa. Londata di violenza è la peggiore dal maggio 2007, quando al termine di unelezione dichiarata irregolare dagli osservatori internazionali la Nigeria proclamò presidente Umari Yar Adua.
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