Dieci, cento, mille contestazioni

Dieci, cento, mille contestazioni se fanno questo effetto. Mai tirata d’orecchi fu più provvidenziale di quello striscione: «Meno discoteche, più serietà». Immeritato? Può darsi. Qualcuno si è offeso? Probabile, tanto che uscendo dal campo gli undici (stavolta) leoni viola non sono passati a salutare la curva. Se la sono presa: non piace a nessuno passare per «bamboccione».
Avete presente la massima: «Se in settimana hai perso, tu contesta i giocatori. Non sai perché, ma loro lo sanno benissimo»? No, non va bene, ma insomma... sarà un caso: la scossa c’è stata, eccome. Ed era una specie di spareggio. Con la seconda botta di fila che prende il Genoa le cose sembrano prendere una certa piega, e il calendario non è molto più brutto di quello dei «grifoni». D’altra parte, ragazzi, non è che siamo proprio male quando ci svegliamo e ci va di giocare. Il Montolivo di ieri è da Nazionale (vedere l’assist del 3-0 per credere). La fascia sinistra l’abbiamo sistemata con Vargas che spinge, crossa tira e segna, facendo capire a tutti (un po’ tardi) che non è un terzino, ma un’ala come si deve.
Capitolo Gilardino: Marco (e non solo Marco) fa il difficile.

Ma insomma: se non segna perché non segna, se segna perché fa il terzo e quarto, se fa il primo perché non lo ha fatto a una «grande». Se lo fa a una grande perché non li ha fatti quando era al Milan. Già, perché? Non lo so, ma tanto ora gioca a Firenze. E sono 18. Marco, scusa se è poco.

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