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Dieci punti per capire la Germania Ballack la stella, Frings la scoperta

nostro inviato a Berlino
Germania da otto in condotta. Più gioca e più convince. È tornata la squadra che non ti tradisce mai. Brutto affare incontrarla oggi rispetto a tre partite fa. Klinsmann ha preso la mano in panchina, l’attacco non tradisce e la difesa, dopo i due gol contro Costarica, è tornata a farsi bucare solo ieri. Proviamo a ricostruirne segreti e debolezze in dieci punti, ricordando che, nei quattro duelli mondiali fra Germania e Italia, i tedeschi non hanno mai vinto. La cabala azzurra non sorrida.
COME GIOCA. Modo più spigliato rispetto a quello tradizionale. Klinsmann ha lavorato sulla preparazione fisica, ma anche sulla tattica, cercando calcio moderno con qualche flash di imprevedibilità. Meno forza e gran lavoro dal centrocampo in su. Classico 4-4-2 con Frings leggermente più arretrato e Ballack un po’ più avanti.
COME SI DIFENDE. Scommessa per ora vinta dal tecnico, che si è affidato a due armadi centrali, Metzelder e Mertesacker. Coppia quasi per caso: Mertesacker ha rischiato di non fare nemmeno il calciatore per quel suo fisicone da un metro e 96: i medici diagnosticarono rischi alle ginocchia per problemi di crescita eccessiva. Metzelder è rimasto quasi due anni fermo per un infortunio ed ha recuperato appena in tempo il posto da titolare. Dopo la prima partita in cui hanno rimediato figuracce, hanno trovato il miglior modo di intendersi. Sono lenti, ma fanno paura.
LA STELLA. Ballack è entrato nella parte, ma la vive e la gestisce con l’umiltà di chi vuol far vincere la squadra. In campo non fa mai il pavone, gioca palloni che contano. Tira quando può, ma non se ne fa un problema di gol.
PUNTO FORTE. L’ATTACCO. Podolski e Klose, insieme, hanno realizzato otto degli undici gol tedeschi. Gli altri sono venuti da Neuville, Frings e Lahm. Klose è al decimo gol in due mondiali: segna o garantisce assist. Per quanto vale è sottovalutato. Ai mondiali trascinò la squadra alla finale, qui è sempre determinante.
PUNTO DEBOLE. LA DIFESA DI FASCIA. I due difensori laterali, Friedrich e Lahm, spingono ma rischiano sempre tanto quando vengono attaccati. I due del centrocampo sono bravi ma non fanno la differenza. Lahm ha un ottimo piede: poteva fare l’ala.
LA SCOPERTA: FRINGS. Centrocampista che sembra un indiano metropolitano. Un po’ brasiliano nel modo di gestire il pallone e il gioco a metà campo: ricorda Dirceu. Centromediano metodista di altri tempi. E’ determinante nel dare il tempo alla squadra e nel tener il gioco in pugno.
L’IMPREVEDIBILITÀ. Tutto è affidato alle giocate di Ballack. Ma la vera imprevedibilità sta nella capacità di Podolski e Klose di cambiar faccia al gioco d’attacco, svariando il modo di proporsi.
PORTIERE PARARIGORI. Attenti a Lehmann: si è dimostrato pararigori. Per ora soprattutto contro gli argentini. Non è un paratutto, ma finora ha sbagliato di rado. Con lui Klinsmann ha vinto una scommessa. Kahn in panchina mangia veleno e ogni tanto mugugna.
FORMAZIONE. Klinsmann non la cambia mai. Formazione base fin dall’inizio con poche variazioni durante la partita. Il suo dodicesimo giocatore è Borowski che ha potenza e tecnica, tira spesso e riesce a cambiare faccia al gioco della squadra. Gli altri servono soprattutto per far tirare il fiato ai compagni.
LO STELLONE. I tedeschi vanno sempre in buona compagnia. Non possono dire di sentirsi abbandonati. Aggiungete che gli arbitri non disdegnano chiudere un occhio, ma questo è il privilegio classico dei padroni di casa. Anche gli argentini se ne sono accorti.
Vista così una Germania uber alles. Ma questi mondiali sono fatti per smentire ogni credo.

L’Argentina insegna.

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