
I dolcificanti rappresentano per alcune persone un modo per evitare lo zucchero: accade in presenza di alcune patologie, oppure per una questione di gusto personale o ancora perché si è a dieta. Tuttavia uno studio del 2025 stabilisce un probabile legame tra consumo elevato di dolcificante e declino cognitivo.
Cosa dice lo studio sui dolcificanti
È stato pubblicato sulla rivista Neurology lo studio dal titolo “Association Between Consumption of Low- and No-Calorie Artificial Sweeteners and Cognitive Decline”. La ricerca ha seguito in un arco di 8 anni 12.772 soggetti adulti, in Brasile e con un'età media di 52 anni. Ai soggetti è stato permesso il consumo di sette dolcificanti artificiali (ovvero aspartame, saccarina, acesulfame-K, eritritolo, xilitolo, sorbitolo e tagatosio), che vengono solitamente utilizzati in cibi ultra-processati, dalla soda alle merendine e in altre parole. Nello studio però non erano inclusi tutti i dolcificanti esistenti in commercio.
Ed è stato trovato che, nei soggetti che avevano consumato quantità totali elevate di dolcificante, si era riscontrato un declino cognitivo più rapido (pari a 1,6 anni di invecchiamento). In altre parole, pensiero e memoria conservavano un funzionamento migliore nei soggetti che avevano consumato dolcificanti in dosi più basse. I problemi maggiori sono stati riscontrati nei soggetti con diabete. “I dolcificanti ipocalorici e privi di calorie sono spesso visti come un'alternativa sana allo zucchero, tuttavia i nostri risultati suggeriscono che alcuni dolcificanti possono avere effetti negativi sulla salute del cervello nel tempo”, ha spiegato in una nota l'autrice dello studio Claudia Kimie Suemoto, ricercatrice all'Università di San Paolo.
Nello specifico ogni soggetto coinvolto ha consumato quotidianamente dai 20 ai 191 milligrammi al giorno di dolcificante: in ognuno di questi soggetti sono state monitorate nel tempo le capacità di memoria e linguaggio attraverso test che ne valutavano fluidità verbale, memoria di lavoro, richiamo di parole e velocità di elaborazione. Tuttavia il fenomeno del declino cognitivo non ha interessato pazienti over 60 che avevano consumato le maggiori quantità di dolcificante.
“Sebbene abbiamo trovato collegamenti con il declino cognitivo nelle persone di mezza età, sia con che senza diabete, le persone con diabete sono più propense a usare dolcificanti artificiali come sostituti dello zucchero. Sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i nostri risultati e per verificare se altre alternative allo zucchero raffinato, come la purea di mele, il miele, lo sciroppo d'acero o lo zucchero di cocco, possano essere alternative efficaci”, ha aggiunto Suemoto.
La possibile ragione dei risultati
Per riassumere: ci potrebbe essere un collegamento tra declino cognitivo e consumo massiccio di dolcificanti, tuttavia occorrono ulteriori studi per capire meglio. Un indizio sulla causa del fenomeno però potrebbe trovarsi nel fatto che il consumo di dolcificanti potrebbe modificare il microbioma intestinale, favorendo l’infiammazione, poiché i cambiamenti nel microbioma possono indurre, come riporta Health, le cellule immunitarie del cervello a comportarsi in modo diverso dal solito. Occorrerebbe però conoscere più dati: per esempio non è nota la quantità giornaliera legata al consumo di fibra dei soggetti coinvolti nello studio, poiché la fibra, com'è noto, giova alla flora intestinale.
Cosa fare per ridurre i dolcificanti
Il dolcificante, come detto, è un'abitudine per moltissime persone. La questione da non sottovalutare rispetto a questo studio, che è interessante ma non da certezza, è relativa alla quantità: un'elevata quantità di qualunque sostanza fa male. Si può morire, per usare un'iperbole, consumando 26 litri in un giorno di acqua, ovvero una delle sostanze più essenziali e innocue in natura.
Per questo, se il consumo di dolcificante quotidiano è eccessivo, si può cercare di ridurlo, in particolare cercando di evitare cibi e bevande ultra-processati,
e in generale diminuire la quantità di cibi dolci che si consumano in un giorno. Inoltre, quando il proprio stato di salute generale lo permette, è sempre meglio utilizzare dolcificanti naturali come il miele o la stevia.