Dietrofontront dell'Unità Veronesi? Un nuclearista E la sinistra lo scarica

Lo scienziato, fino a ieri idolo del Pd, bersaglio di una campagna mediatica solo perché difende l’atomo. E su di lui si abbatte anche la furia dei dipietristi

Dietrofontront dell'Unità 
Veronesi? Un nuclearista 
E la sinistra lo scarica

Con tono intollerante da Politburo moscovita gli anti­nuclearisti chiedono l’ostra­cismo di Umberto Veronesi, nuclearista convinto e di anti­ca data. A guidare la crociata contro il noto oncologo è l’Unità della soave Concita che si è fatta portavoce delle paturnie di Di Pietro & soci promotori del referendum del 12 giugno contro le centra­li atomiche. I fatti. La Fondazione Vero­nesi, creatura del professore, ha organizzato degli incontri nelle scuole, detti «Giorni del­la Scienza »,per spiegare ai ra­gazzi l’abc del nucleare.

È pre­sumibile che si analizzino i pro e i contro, si accenni al­l’infondatezza dei tabù più cervellotici degli ecologisti vi­scerali, si riferisca che sulla Terra l’atomo è di casa e che la scienza la consideri l’ener­gia più affidabile. In sostan­za, si farà emergere che l’Ita­lia­denuclearizzata è una stra­na isoletta autarchica circon­data da un oceano di centrali atomiche appollaiate ai suoi confini. Questa chiarezza informati­va è però vista come fumo ne­gli occhi dai referendari che chiedono le dimissioni del­l’Umberto. Da cosa?, direte voi. E qui sta il cuore del pro­blema. Veronesi nel novembre del 2010 ha accettato l’offerta del governo di presiedere l’Agen­zia per la sicurezza del nucle­are, che ha il compito di indi­viduare i siti per le centrali. Il professore proveniva però dalle fila del Pd di cui era sena­tore.

I suoi, saputo che entra­va in un organismo berlusco­niano, lo hanno tacciato di tradimento. Da «personalità più importante del mondo scientifico mondiale» (Wal­ter Veltroni) è stato degrada­to a «propagandista scanda­loso del nucleare» (Leoluca Orlando). È bastato che, a 86 anni,si mettesse un po’ sopra le parti per accusarlo del peg­gior delitto: sottrarsi all’anti­berlusconismo militante, di­visa e orgoglio di ogni balilla del Pd. A nulla è valso che Ve­r­onesi abbia rinunciato al seg­gio senatorio non appena in­sediato all’Agenzia. Su questa vicenda di mesi fa, si inserisce ora la visita nel­le scuole. La pretesa dei pro­motori del referendum dipie­tresco... Scusate, mi inter­rompo un istante per darvi un’idea di chi siano questi fautori del «Sì» (al fermo ato­mico).

Oltre alla Cgil in tutte le salse, le pie Acli, ecologisti vari, Italia Nostra, Fai, Wwf, eccetera, anche due gruppi il cui nome dice tutto: «PaneAc­qua », spaccato del nostro fu­turo se li lasciamo fare, e «Mo­vimento per la decrescita feli­ce », ossia il dolce e progressi­vo ritorno alle caverne. Ri­prendo. Questi signori dun­que- mentre aizzano i genito­ri a tenere i figli in casa per sot­trarli ai corsi veronesiani ­pretendono che l’oncologo molli la presidente dell’Agen­zia. La sua- dicono- è una ca­rica neutra di garanzia, ergo non può fare l’agit prop del­l’atomo. L’argomentazione è fasulla. Veronesi è un notorio nuclearista messo a capo di un’Agenzia dichiaratamente filoatomica voluta da un go­verno che ha nel suo pro­gramma il ripristino del nu­cleare. Che quindi si esponga per sostenere l’atomo rientra integralmente nelle sue fun­zioni.

La sola garanzia che de­ve darci è che le centrali siano sicure e costruite in siti ido­nei. Il resto è battaglia politi­ca­di intolleranti che non sop­portano l’esistenza tra loro di un uomo con convinzioni au­tonome, talvolta coincidenti con le idee del Pd, talaltra con quelle degli avversari del Pdl. Veronesi è un borghese che guarda a sinistra ma sa strin­gere la mano al destro che gliela porge. Già questo, a Ber­sani non va giù, ma se ne è fat­to una ragione. Figlio di un contadino, fittavolo di qual­che ettaro alle porte di Mila­no, percorreva cinque chilo­metri tra i campi per andare a scuola alla periferia della cit­tà. È diventato un luminare. La mamma, religiosissima, lo ha allevato nel nome di Si­gnore. Lui è rimasto laico. Dalla moglie, un medico di origine turca, ha avuto sette figli, inseguito però da una so­lida fama di tombeur de femmes . Sfaccettato, insom­ma.

Negli anni Ottanta, lo fol­gorò Bettino Craxi e da allora è considerato di sinistra an­che se il Cav- che ci prova con tutti - gli ha spesso offerto mi­nisteri. L’unico però che ha avuto - quello della Sanità, nel 2000 - lo deve al premier socialista Giuliano Amato. Buona metà del dna di Ve­ronesi combacia con la sini­stra utopica e salottiera. In­nanzitutto, è vegetariano e antivivisezionista. «Gli ani­mali vanno rispettati e non uccisi per poi mangiarli», di­ce. È pacifista, ma non nel mo­do rozzo e assoluto di Vendo­la. Lo è alla Napolitano che ogni tanto una guerretta con­tro il Male - scelto di volta in volta in accordo con Hillary Clinton - la fa volentieri, co­me adesso con Gheddafi. Per perseguire la pace, ma com­battere la violenza, Veronesi ha elaborato il progetto «Science for Peace». Ha poi spezzato diverse lance per le­galizzare le droghe leggere. È a favore dell’eutanasia e per questo, sempre ieri, si è preso un paio di ceffoni da Avveni­re , il quotidiano dei porpora­ti. Giornata da dimenticare in effetti, perché mentre l’Unità lo accusava, lui medi­co, di ucciderci col nucleare, Avvenire lo incolpava della stessa incongruenza verso il giuramento ippocrateo con il malato terminale.

Come dire che il senso del ridicolo non è il forte dei due giornali, essen­do Veronesi il medesimo chi­rurgo che ha un ineguagliato pedigree di salvatore di vite umane. Se si vuole proprio fargli un appunto è che sa fa­re di conto: prende, si dice, dai 50 ai 70mila euro per un tumore al seno. Qui comincia la lista delle cose che, secondo la sinistra, apparentano Veronesi alla destra. Dal flirt con il denaro, al nuclearismo. Inoltre, è con­t­ro le intercettazioni telefoni­che «per principio», manco fosse il Cav.

Gli stanno bene gli Ogm come a un Galan qualsiasi e sostiene anzi che provoca più cancro la polen­ta biologica che lo smog.

È un fan degli inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti, tanto che Beppe Grillo lo ha accusa­to di conflitto di interessi: ci fai prendere il tumore per poi curarci nel tuo ospedale. Per riassumere: Veronesi non è catalogabile. Succede quando si ha una propria te­sta, undici lauree e la più sera­fica indifferen­za per le dabbe­naggini dei Grillo e delle Con­cite.

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