Roma - «Ciampi voterà e la destra è già fuori dalla grazia di Dio per la sconfitta che si annuncia». Il senatore ulivista, Antonio Maccanico, ha annunziato con non poca soddisfazione il ritorno del presidente emerito ai lavori dell’Aula di Palazzo Madama.
Con la maggioranza appesa a un filo sulla Finanziaria il voto dell’ex inquilino del Quirinale ha un peso specifico molto elevato. La contentezza di Maccanico è giustificata considerato il distacco con il quale Carlo Azeglio Ciampi ha indossato il laticlavio di senatore.
Nei resoconti di Palazzo Madama è segnalato in «congedo» dalla fine di marzo. Un’assenza passata inosservata per qualche tempo in virtù della sostanziale inoperosità della Camera Alta, dove governo e maggioranza non si sono certo affannate per accelerare i lavori visti i rapporti di forza. E così lo stesso senatore ha messo in evidenza il suo gran rifiuto.
«In Ciampi esiste la consapevolezza di una soglia oltre la quale il senso dello Stato può essere dirottato su altri valori, importanti come o forse più della stabilità, della tenuta di un governo. Soprattutto se questa esige un sacrificio che rischia di mettere a repentaglio l'immagine dei senatori a vita, se non dello stesso Quirinale», aveva scritto il Corriere in un articolo a ottobre ricordando come l’ex presidente non si fosse presentato al voto sulla mozione Visco mettendo in difficoltà Prodi & C.
E facendo presagire assenze reiterate.Le «riflessioni» e le «amarezze» per «l’imbarbarimento dello scontro politico» ieri si sono dissolte e Ciampi ha fatto sapere che presenzierà al voto sulla Finanziaria. Super partes sì, killer di Prodi no.