"Attacco contro nave": cosa c'è dietro la strana simulazione Usa nel cortile cinese

Nel corso dell'esercitazione KAMANDAG 9 gli Usa hanno schierato il Navy-Marine Expeditionary Ship Interdiction System nelle isole Batanes, nello stretto di Luzon, un punto di accesso chiave per la Cina

"Attacco contro nave": cosa c'è dietro la strana simulazione Usa nel cortile cinese
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Gli Stati Uniti hanno condotto un'operazione militare simulata utilizzando armi antinave durante un'esercitazione nelle Filippine. Nel corso del KAMANDAG 9, gli Usa hanno schierato il Navy-Marine Expeditionary Ship Interdiction System (NMESIS) nelle isole Batanes, nello stretto di Luzon, un punto di accesso chiave per la Cina e situato ad est della cosiddeta prima catena di isole. Da quanto emerso, dopo il suo piazzamento, l'arma è stata azionata a distanza per interdire obiettivi marittimi supportando il mantenimento delle linee di comunicazione in mare aperto. Questa simulazione di sicurezza del terreno chiave marittimo (MKTSO) è stata condotta dal Third Marine Littoral Regiment, un'unità del Corpo dei Marines degli Usa con sede alle Hawaii specializzata in operazioni di guerra anfibia e litoranea, schierata nella regione indo-pacifica.

L'esercitazione dei Marines Usa

Le Filippine, alleate di Washington in virtù di un trattato di mutua difesa, fanno parte della prima catena di isole insieme a Giappone e Taiwan, nell'ambito della strategia di contenimento Usa che mira a limitare l'accesso navale della Cina nell'Oceano Pacifico. Secondo una valutazione del Pentagono, le forze di Pechino sarebbero in possesso della Marina militare più grande al mondo per numero di scafi, con oltre 370 navi da guerra e sottomarini in servizio. È questo, in sostanza, il contesto all'interno del quale si è svolta l'esercitazione KAMANDAG 9. L'esercito statunitense ha utilizzato il Navy-Marine Expeditionary Ship Interdiction System (NMESIS), un lanciatore terrestre dotato di due missili navali con una gittata di 115 miglia, per simulare un'interdizione marittima.

L'interdizione marittima, ricorda Newsweek, viene definita dalla Nato come un'operazione navale volta a "ritardare, interrompere o distruggere" le forze o i rifornimenti nemici in rotta verso la zona di battaglia. L'operazione simulata faceva parte di una prova generale per proteggere e difendere un territorio marittimo chiave, secondo quanto riferito dal Corpo dei Marines degli Stati Uniti. È stata inoltre creata una "rete di attacco" per condurre attacchi marittimi, impiegando risorse di intelligence, sorveglianza e ricognizione per "individuare, localizzare e tracciare" i bersagli. Presumibilmente bersagli immaginari di ipotetiche navi da guerra cinesi.

Un'area marittima chiave

"La sincronizzazione delle forze statunitensi e filippine durante il KAMANDAG 9 MKTSO ha dimostrato la maggiore capacità delle forze armate partner di coordinare operazioni complesse in tutti i settori e ha ulteriormente dimostrato la ferrea alleanza tra Stati Uniti e Filippine", ha affermato il Third Marine Littoral Regiment. È probabile che gli Usa possano continuare le esercitazioni militari con le Filippine, utilizzando armi antinave per contrastare la minaccia marittima cinese. Non è ancora chiaro se l'NMESIS rimarrà sul territorio controllato da Manila dopo la conclusione delle manovre.

Oltre alle portaerei Nimitz e alla George Washington, la scorsa settimana è stata inviata nel Mar delle Filippine anche la nave d'assalto anfibia Uss America, un'altra imbarcazione da guerra statunitense in grado di trasportare aerei da combattimento che può fungere da portaerei.

Questi movimenti avvengono nel momento in cui la Cina continua ad affermare le sue rivendicazioni territoriali nella regione, spesso dando luogo scontri con le forze marittime di altri Paesi, comprese le citate Filippine, un importante alleato degli Usa e protetto, come detto, da un trattato di mutua difesa.

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