La vendita di caccia JF-17 Thunder alla Libia sta attirando l'attenzione di analisti e osservatori internazionali. E non solo per il valore militare dell'operazione, ma soprattutto per le sue implicazioni geopolitiche. L'accordo prevede infatti la fornitura di 16 aerei da combattimento di quarta generazione all'Esercito Nazionale Libico (LNA) guidato dal generale Khalifa Haftar, che controlla l'est del Paese, in una delle più grandi commesse militari mai concluse dal Pakistan. Il valore complessivo? Superiore ai 4 miliardi di dollari, e comprendente anche mezzi terrestri, navali e aerei, oltre a 12 velivoli da addestramento Super Mushak. Che c'entra la Cina?
Caccia Made in China in Libia
Il JF-17 è un progetto congiunto sino-pakistano, sviluppato dalla Chengdu Aircraft Corporation e dal Pakistan Aeronautical Complex. Nato per offrire a Islamabad un'alternativa più economica agli F-16 statunitensi, il programma ha rappresentato anche il primo tentativo strutturato della Cina di entrare nel mercato globale dei caccia avanzati attraverso un modello di cooperazione industriale. La produzione in serie è iniziata nel 2007, mentre la versione più recente, il Block III, introdotta negli anni 2020, è dotata di radar AESA e avionica avanzata.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, questa operazione potrebbe fungere da "porta d’ingresso" per l’espansione dell'influenza cinese nel Nord Africa, pur essendo formalmente registrata come un accordo pakistano. È proprio questa ambiguità a rendere il caso particolarmente interessante: Pechino resta sullo sfondo, beneficiando dei risultati senza esporsi direttamente alle critiche politiche e diplomatiche.
Ricordiamo che il JF-17 è già stato esportato in Paesi come Myanmar, Nigeria e Azerbaigian, e avrebbe attirato l’interesse di Stati con bilanci militari limitati o rapporti difficili con l'Occidente. Il velivolo, pur non essendo paragonabile ai caccia di punta occidentali come il Rafale francese o l'F-16V statunitense, offre un buon compromesso tra costo e prestazioni. Inoltre, acquistarlo tramite il Pakistan consente di evitare parte delle pressioni e dei controlli che accompagnano le vendite di armi da parte di Stati Uniti, Unione Europea o Russia.
L'importanza del JF-17
Dal punto di vista cinese, molti dei componenti chiave del JF-17 – inclusi radar e missili aria-aria a lungo raggio PL-15E – sono prodotti in Cina. Un aumento dell'utilizzo internazionale di questi sistemi contribuirebbe a rafforzarne la credibilità sul mercato globale. Allo stesso tempo, Pechino mantiene un vantaggio tecnologico, poiché il JF-17 non è impiegato dall'Esercito Popolare di Liberazione e non rientra tra le piattaforme più avanzate della sua aviazione.
Il contesto libico rende però l'accordo particolarmente controverso. Dal 2011 il Paese è sottoposto a un embargo sulle armi imposto dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, sistematicamente violato da numerosi attori internazionali. Islamabad sostiene che non esistano sanzioni dirette contro Haftar e che la fornitura non violi esplicitamente l’embargo. In passato, droni cinesi Wing Loong II sarebbero già stati utilizzati dal LNA, tramite intermediari regionali.
In definitiva, l'operazione sopra descritta evidenzia una strategia pragmatica: usare partner come il Pakistan per proiettare influenza in Medio Oriente e
Nord Africa, limitando i rischi reputazionali. Una manovra che solleva interrogativi sull'efficacia degli embarghi ONU e sul ruolo sempre più assertivo, seppur discreto, della Cina negli equilibri di sicurezza regionali.