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Ma il difficile arriva adesso per gli allevatori del trotto

Ernesto Cazzaniga*

Le elezioni Anact (Associazione nazionale allevatori del cavallo trottatore) si sono tenute l’altra settimana. Il risultato è stato per me negativo e dopo 8 anni di mandato presidenziale passo la mano. È stato eletto presidente Roberto Brischetto con i due vice-presidenti da lui indicati.
Ha vinto con merito ovviamente e a nome personale e di tutti gli allevatori non posso che augurargli un buon lavoro. Spero che le promesse elettorali siano mantenute, ma soprattutto auspico che la concordia possa ritornare in seno all’associazione, lacerata in questa tornata elettorale, si volti pagina e si guardi al futuro e all’interesse generale.
In questa mia nuova veste di ex presidente, vorrei commentare e cercare di capire assieme quali sono stati i percorsi che hanno portato a questo cambiamento politico.
Una veloce analisi degli eletti che andranno a formare il nuovo consiglio non può prescindere da una osservazione di carattere generale che lascia qualche perplessità, anche se, all’atto pratico, con buona volontà da parte di chi ha la responsabilità della nuova gestione, potranno essere appianate. Tra le varie «accuse» non scritte, ma sistematicamente utilizzate vi è stato da parte dei miei avversari, di una mia amicizia o troppa vicinanza verso il delegato della Romagna, Franco Fabbri, che è stato democraticamente rieletto, e verso lo stalloniere romagnolo Marco Folli. Vorrei confermare che mi onoro di essere amico di queste persone, che possono non godere della stima o della considerazione dei miei avversari, ma sono persone con un passato chiaro adamantino e soprattutto di grande spessore ippico, quindi non ho nulla da recriminare in questa direzione. D’altra parte come si può vedere anche per altre regioni i cosiddetti «miei» candidati nella maggior parte hanno ben tenuto e molti sono stati riconfermati. Non ho fatto una campagna al limite, gettando nella mischia due o tre candidati locali, con la certezza che alcuni sarebbero stati inutilmente sacrificati, in alcune regioni non ho assolutamente presentato alcun candidato perché la consideravo una forzatura nei confronti dell’elettorato. Visti i risultati è stata una colpa, ma pensare di posporre ad un candidato importante allevatore come è successo a Torino ed in altri casi, un candidato, esperto contabile, con tutto il rispetto per l’eletto, non sarà il massimo della oculatezza della scelta ai fini degli interessi degli allevatori.
Queste purtroppo possono essere le conseguenze di una lotta esasperata che mai si era verificata in seno all’associazione che normalmente andava ad una elezione tranquilla con un solo candidato accettato da tutti e mi pare visti i risultati che tanto male poi non sia stato. Dal momento che è l’unica organizzazione ippica che nel corso degli anni ha mantenuto il suo prestigio e la sua influenza accettata da tutti perché da sempre esercitata con serietà e costanza, a favore dell’allevamento e degli allevatori.
Storia passata che non interessa a nessuno. Con queste ultime elezioni si è voltato pagina e si apre una nuova era che mi auguro per tutti possa essere altrettanto feconda e serena come lo è stata per il passato. L’Anact ha un patrimonio immateriale, fatto di credibilità e autorevolezza, che non può andare perso per la strada, per meschine beghe elettorali. Mi auguro che questo patrimonio sarà da questa nuova compagine rafforzato e portato avanti così come ho cercato di fare con il mio consiglio, negli anni passati. Colgo l’occasione per confermare che la mia collaborazione esterna non mancherà di dare il suo contributo per chi lo vorrà ascoltare.


Un particolarissimo ringraziamento va da parte mia a tutto il personale della segreteria dell’Anact, che, non lo dimentichi nessuno, ha rappresentato il vero punto di forza dell’associazione allevatori, per continuità, abnegazione e serietà dimostrate nel corso degli anni al servizio dell’allevamento.
* presidente uscente dell’Anact (Associazione nazionale allevatori del cavallo trottatore)

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