"Digitale e Rai5 sono una rivoluzione"

Il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani sminuisce la portata dei problemi e annuncia i piani per la nuova rete che punterà sull’Expo. Passi avanti anche per la Saxa Rubra lombarda

Il vecchio segnale tv si è spento per sempre in Lombardia. Come sempre capita nei momenti di passaggio, il disorientamento non manca. Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, assicura che i problemi che rimangono saranno risolti nei prossimi giorni ma il più è fatto: «È una giornata storica perché la Lombardia in un giorno solo è passata al digitale. I problemi si misurano anche sul numero di telefonate al call center del ministero: dalla Lombardia ne sono arrivate solo 14mila mentre da Roma erano state 93mila». Insomma, il passaggio al Nord sembra più fluido: «Grazie al cielo siamo arrivati allo switch off con un 95 per cento di decoder e tv integrate, perché i cittadini erano ben informati e hanno provveduto ad attrezzarsi».
Qualche aiuto arriva anche dai miglioramenti tecnologici introdotti: «Il ministero ha lavorato giorno e notte senza interruzione sul decreto Romani insieme all’Autorità per rendere operativa la numerazione Lcn nazionale». Tradotto dal linguaggio degli acronimi, la grande novità è l’ordinamento automatico dei canali, per cui basta schiacciare un tasto e ogni tv ha il suo canale. Spiega Romani: «Non ci sono televisioni in conflitto: tutti hanno lo stesso ordine perché dal sistema Lcn arriva anche l’ordine di dove va a inserirsi il canale. Non ci sono più sovrapposizioni e nemmeno buchi. Naturalmente, se lo spettatore vuole cambiare l’ordine, può modificarlo». Qualche problema di sintonia c’è stato con La7 e altri canali più piccoli, che si fa fatica a rintracciare sul digitale. «Alcune tv minori accendono più tardi - spiega il ministro -: basterà risintonizzare nei prossimi giorni, semplicemente schiacciando la selezione automatica».
Il digitale porterà anche il canale Rai5 Expo. Anche se per il momento rimane più “generalista”, Romani prevede che diventerà sempre più monotematico: «Credo che sarà un canale di preparazione all’Expo, che dà conto di tutto il lavoro di condivisione con gli altri Paesi portato avanti dalla Moratti. Sarà un canale di servizio e di pubblicità sull’Expo: abbiamo cinque anni davanti e avere un canale mi sembra giusto. La Rai ha fatto la sua parte fino in fondo».
L’obiettivo per il dopo Expo è consolidare ulteriormente la presenza della Rai a Milano, realizzando un centro di produzione nell’area che ospiterà l’esposizione del 2015: «Rimango convinto che sia un’ottima soluzione e spingerò tantissimo perché si possa prevedere un centro di produzione Rai. La mia naturalmente è solo moral suasion verso il servizio pubblico, ma so che è stato firmato un memorandum of understanding tra Rai, Comune di Milano e l’Expo». Le conseguenze positive non mancherebbero: «Innanzitutto per la Rai ci sarebbe la possibilità di avere studi unificati senza dover pagare gli affitti attuali. È un investimento ampiamente ripagato e poi centralizzare è sempre un vantaggio. Saxa Rubra a Roma funziona benissimo, perché non avere centro produzione anche a Milano?».
Nel futuro della Lombardia, dopo la rivoluzione digitale, potrebbe arrivare anche la grande novità del nucleare. Il ministro Romani ha già detto di ritenere la Regione la possibile sede di una centrale: «Appena sono diventato ministro ho istituito di corsa l’Agenzia per la sicurezza nazionale, che ha avuto il consenso del Senato e della Camera e ora può partire immediatamente». Ed eccoci al passaggio successivo delle aree che ospiteranno gli impianti: «Penso che le quattro centrali Edf Enel da 1600 megawatt cadauno dovranno trovare dei siti e ho colto che in Lombardia non ci sono pregiudizi». L’esempio degli altri paesi lascia ben sperare: «La legge italiana è modulata sulla francese, così i Comuni hanno sconti sulle tasse e risorse sia in fase di costruzione che di gestione.

In Francia si è aperta una competizione vera per ospitare le centrali. Mi auguro che, chiusa la stagione del referendum, parta una sana competizione anche da noi. Ora le centrali godono di grandissima sicurezza, non hanno nulla a che vedere con quelle di Chernobyl».

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