Guido Manusardi
Il linfoma non Hodgkin follicolare è uno dei tumori a più rapida crescita ed è sempre più diffuso. Dal 1970 ad oggi la sua presenza è quasi raddoppiata (+80 per cento). È il linfoma più frequente e costituisce il 5 per cento di tutte le neoplasie maligne.
Secondo il professor Maurizio Martelli, che dirige lIstituto di Biologia cellulare delluniversità romana La Sapienza, in Italia vengono diagnosticati ogni anno diecimila nuovi casi di linfoma, di cui poco meno di novemila appartengono al tipo «non Hodgkin». Si tratta di un tumore che cresce lentamente. I suoi portatori possono vivere molti anni senza una precisa sintomatologia. È più facile che questo tumore colpisca pazienti che hanno basse difese immunitarie (congenite o acquisite).
Recentemente la Commissione europea ha approvato limpiego dun nuovo anticorpo monoclonale (nome chimico: rituximab) come terapia di mantenimento nei pazienti affetti da linfoma non Hodgkin follicolare recidivo o refrattario. È stato dimostrato che con tale terapia si riduce del 48 per cento lesito mortale rispetto alle terapie tradizionali. «Questo anticorpo monoclonale - afferma il professor Mario Lazzarino, direttore della Clinica ematologica dellUniversità di Pavia - si lega ad una particolare proteina (Cd 20) per sollecitare le difese naturali dellorganismo ad uccidere le cellule maligne». Ciò permette una rigenerazione delle cellule sane, senza effetti collaterali di qualche rilievo. Al congresso della Società americana di ematologia, svoltosi ad Atlanta, è stato presentato uno studio condotto in 18 Paesi con rituximab. In quelloccasione sono stati confermati i suoi buoni risultati. Il rischio di morte viene dimezzato rispetto a coloro che non seguono una terapia di mantenimento.
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