«Respinte». Come prevedibile il sindaco Letizia Moratti ha rifiutato le dimissioni di Gianni Verga, l’assessore udc alla Casa che dopo la visita di martedì a Milano del leader Pierferdinando Casini e l’annuncio della nascita del Terzo polo in coabitazione con Fli, Api di Rutelli e Liberal democratici, aveva deciso per coerenza di rimettere il mandato. Un bel gesto. Apprezzato, ma rinviato al mittente. Lasciando Verga e l’Udc in una posizione piuttosto complicata, dato che a giorni partirà la campagna elettorale e l’assessore si troverà nella scomoda posizione di trovarsi nella giunta Moratti e a dover fare campagna elettorale per un candidato diverso. Magari a dover criticare l’operato del sindaco, facendo parte della squadra che l’ha messo in atto. Ci vorran doti da equilibrista. Si vedrà. Condivisione del programma e rispetto degli elettori, le motivazioni portate dalla Moratti per la sua decisione. «L’assessore Verga rimane - ha detto ieri al termine della giunta - perché anche con lui abbiamo portato avanti un lavoro basato su un programma elettorale condiviso che non ha mai visto delle distanze e differenze rispetto a obiettivi condivisi. E quindi nel rispetto di chi ci ha eletto ho ritenuto di non accettare le dimissioni».
Un altro tentativo di non rompere i rapporti con l’Udc. Di tentare fino all’ultimo di allargare la maggioranza, trascinando magari anche i «futuristi» finiani e gli uomini di Rutelli all’interno di una coalizione allargata il più possibile. E del resto in giunta per volontà della Moratti e scatenando le ire di Ignazio La Russa rimase anche Giampaolo Landi di Chiavenna, uno dei primi a seguire Gianfranco Fini nel nuovo partito. Abbandonandolo poco dopo con parecchio risentimento e consegnando a lady Letizia una vittoria diplomatica che la dimostrò molto più politica di quanto in molti vecchi arnesi dei Palazzi siano ancor oggi disposti a concederle.
Una tattica, quella dell’apertura, che la Moratti perseguirà con tenacia fino all’ultimo. Anche se ormai le logiche romane e la necessità di dare visibilità al Terzo polo, o Polo della nazione come i fondatori preferirebbero, sembrano prevalere sul desiderio degli elettori che, soprattutto in Lombardia, sono da sempre schierati con il centrodestra. Anche di questo si è parlato ieri a Roma al vertice nella sede della fondazione FareFuturo con Lorenzo Cesa, Francesco Rutelli, Italo Bocchino e Adolfo Urso. A Milano il candidato «terzista» sarà pescato nella cosiddetta «società civile», in vantaggio l’ex assessore nella giunta Albertini Salvatore Carrubba.
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