Chiara Campo
Dopo aver alzato un polverone da destra a sinistra sul «caso Leonka», fino alla richiesta di dimissioni da parte del capogruppo di Fi Giulio Gallera, lassessore Vittorio Sgarbi è riuscito persino a «svegliare» un consiglio comunale che fino a ieri mostrava un insolito torpore. «Roma è invasa dalla Festa del cinema e noi bisticciamo sui graffiti del Leoncavallo - esordisce il diessino Pierfrancesco Majorino - laula e il sindaco devono riflettere sulla patetica figura che Milano sta facendo, il centrodestra faccia in fretta chiarezza sul destino dellassessore e smetta di paralizzare la città». Il sindaco, incalza il capogruppo dellUlivo Marilena Adamo, «chiarisca se Gallera ha chiesto le dimissioni a titolo personale o se siamo di fronte a una crisi politica, laula non è un bar». Franco De Angelis del gruppo misto afferma che le azioni dellassessore scatenano «un diffuso imbarazzo». Non si fa attendere lintervento di Sgarbi, da giorni sotto accusa più dalla Cdl che dal centrosinistra. «Non sono un tecnico, sono diventato assessore per un accordo politico - puntualizza -, la Moratti mi aveva chiesto di ritirare la lista Sgarbi dalle comunali, dunque sono alleato del centrodestra come Fi, Udc e An. Non sono un dipendente di Fi e non intendo essere licenziato da un partito del quale sono stato fra i fondatori. Non accetto accuse di menzogna e non ho nulla di cui scusarmi o pentirmi». Sostiene che «è curioso che mentre i consiglieri di Fi mi attaccano, la commissione loda il mio lavoro che ha innalzato lattività culturale della città e il coordinatore regionale mi chiede di sostenere i candidati alle amministrative. Si mettano daccordo».
Proteste dai banchi di An per i riferimenti al Leonka, mentre lassessore Gallera ribadisce che «cè bisogno di una guida diversa al settore della Cultura. Sgarbi non è un critico ma un pubblico ufficiale, ogni sua azione è in quanto tale. E in 4 mesi di lavoro non ho memoria di un solo atto amministrativo importante, Milano ha bisogno di iniziative culturali».
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