Dinamite per «incastrare» la compagna

Pareva un complotto, un episodio, neanche tanto marginale, di matrice terroristica, un giallo legato ai movimenti eversivi internazionali. E invece, dietro il ritrovamento, il 31 gennaio scorso, di 10 candelotti di dinamite nel deposito bagagli della stazione Principe c’era solo un problema di affidamento di figli e una macchinazione di un uomo per liberarsi della compagna. È quanto hanno ricostruito i carabinieri del Ros e dal comando provinciale. E le indagini hanno portato all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare da parte del gip Silvia Carpanini su richiesta del pubblico ministero Andrea Canciani nei confronti di Giorgio Ozzeni, 51 anni, imprenditore edile, e Giuseppino Paganini, 45 anni, ex minatore. La vicenda risale al luglio del 2007, quando Ozzeni lascia uno zaino con dentro la dinamite nel deposito bagagli. Nello zainetto, l’uomo mette anche un verbale di perquisizione della casa di una donna panamense, Elvia Vergara.
Nello stesso periodo, al comando provinciale arriva un esposto anonimo in cui la donna viene indicata come appartenente a un gruppo terroristico anticastrista, per conto del quale dovrebbe custodire l’esplosivo. Sempre nella lettera anonima sono descritti i motivi, non solo politici, che avrebbero spinto la donna a partecipare all’attentato: il bisogno di soldi per ottenere l’affidamento dei figli. I carabinieri iniziano le verifiche, senza però riuscire a trovare nulla. Un anno e mezzo dopo, quello zaino viene consegnato alla comunità di Don Gallo. Sono i volontari a scoprire il contenuto del bagaglio. I carabinieri ricollegano il ritrovamento con l’esposto anonimo e iniziano a indagare sulla vita di Elvia Vergara e della figlia Zelsy Gonzalez Vergara, scoprendo che quest’ultima aveva conosciuto Ozzeni nei primi anni del 2000 a Panama. Con l’imprenditore edile, pregiudicato per traffico internazionale di stupefacenti, era iniziata una relazione dalla quale sono nati tre figli. Nel 2006, la donna segue Ozzeni in Italia e qui scopre che l’uomo è già sposato e ha altri figli. Iniziano le violenze, le minacce, gli insulti. Ozzeni si stanca della nuova compagna e cerca di allontanarla, portandole via i figli. Scavando nel passato di Ozzeni, gli investigatori scoprono i suoi contatti con Paganini.

In casa dell’ex minatore, i carabinieri trovano 10 candelotti e 10 detonatori uguali a quelli abbandonati alla stazione. I tabulati telefonici, poi, dimostrano come Ozzeni fosse a Principe il giorno prima e il giorno del deposito dell’esplosivo. È la sintesi decisiva. Subito dopo, arriva la decisione del giudice.

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