Dini stacca la spina al governo: "Voto no anche con la fiducia"

L’ex premier: "Con me una decina di senatori pronti a difendere lo scalone e a non farsi tappare la bocca. Farò ogni cosa per impedire che Romano consegni l'Italia alla sinistra antagonista". E sul tesoretto ammonisce: "E' un errore aumentare la spesa e sotovalutare i richiami di Europa e Fondo monetario". Prodi: pensioni, tempi brevi. Berlusconi: cede agli estremisti

Dini stacca la spina al governo: "Voto no anche con la fiducia"

da Roma

Sulle prime, Lamberto Dini usa l’arma dell’ironia. «Abolire lo scalone previdenziale e sostituire le minori spese con i risparmi della pubblica amministrazione? Con cosa, con il taglio dei telefonini e delle auto blu?». Ma dura poco. «Queste cose, però, le dicono i collaboratori del presidente del Consiglio. Voglio sentire Prodi in persona dire le stesse cose. Così come l’ho sentito l’altra sera in tv dire che vuole abolire lo scalone. Per farlo, però, deve andare prima in Consiglio dei ministri. E poi venire in Parlamento».
Ora circola l’ipotesi di introdurre la modifica previdenziale nella legge finanziaria...
«Non credo che il sindacato sia d’accordo. Comunque, l’abolizione dello scalone costa. E questi mancati risparmi devono avere coperture sicure; che non possono essere certo i proventi della lotta all’evasione o la riduzione dei cellulari della pubblica amministrazione. Ma questo è compito delle Commissione Bilancio e della Presidente della Repubblica. E se l’accordo per l’abolizione dello scalone non sarà soddisfacente, lo emenderemo per ripristinare l’aumento dell’età pensionabile. Una cosa è certa...».
Cosa?
«Che se il governo ricorre al voto di fiducia sulle pensioni, su un provvedimento non condivisibile, non la voteremo e non parteciperemo al voto. Sarebbe un insulto a tutti quei senatori della maggioranza che dissentono dall’eliminazione di questa riforma strutturale».
Scusi, presidente, ma perché parla al plurale? Si riferisce ai suoi colleghi che hanno firmato con lei una lettera contro l’abolizione dello scalone?
«No, in Senato il numero dei parlamentari della maggioranza contrari all’eliminazione dello scalone è più ampio, saremo una decina con idee liberaldemocratiche. E non possiamo lasciarci insultare con la richiesta di un voto di fiducia sulla finanziaria. Non possono tapparci la bocca. Su questo sono inamovibile, e con me altri».
Ma a Palazzo Madama si può formare un gruppo parlamentare con dieci iscritti... State pensando di fare un gruppo a parte? Ad uscire dall’Ulivo?
«Sono in tanti che mi stanno chiedendo di avviare un’iniziativa di questo tipo. Non mi interessa, io faccio parte della maggioranza. Eppoi, noi saremmo sempre pronti a votare la fiducia a Prodi ogni volta che la chiederà; ma non su qualsiasi provvedimento che elimini lo scalone, senza sostituirlo con altri risparmi da ricercare all’interno del comparto “previdenza“. Vede, il ministro Pecoraro Scanio dice: Dini sta consegnando il Paese in mano a Berlusconi. Gli rispondo: non voglio, e farò qualunque cosa per impedirlo, che Prodi consegni l’Italia in mano alla sinistra antagonista...».
Voleva dire, ai Centri sociali?
«Non sono la stessa cosa».
Un banco di prova lo avrete fra poco, quando a Palazzo Madama arriva il decreto sull’utilizzo del tesoretto...
«Un grave errore prevedere l’aumento della spesa. Per carità, giustissimo aumentare le pensioni minime: anche perché il costo è sostenibilissimo. Ma questo governo non fa che far crescere la spesa poi rincorsa da maggiori entrate. Credo che farebbe male il ministro dell’Economia a sottovalutare i richiami che arrivano dalla Bce, dal Fondo monetario e Commissione europea al Dpef: viene rallentata la riduzione del deficit e non c’è alcun riferimento alle riforme strutturali».
Come quelle sulle pensioni, magari...
«Vede, se viene eliminato lo scalone aumentano i costi del sistema previdenziale, che già assorbono il 15,5% del pil. Conservare lo scalone e aggiornare i coefficienti è l’unica soluzione possibile per frenare la spesa. Possono esistere anche soluzioni alternative; per esempio, come quella di aumentare l’età pensionistica delle donne. Comunque, nella maggioranza, ed anche nel governo, si sta allargando l’idea che sarebbe un errore l’eliminazione dello scalone. Lo dicono Rutelli, lo dice Franceschini, ed anche il presidente del Senato, Marini...».
Insomma, tutta la Margherita...
«Non è vero. Su queste posizioni di ragionevolezza per il futuro dei più giovani, sulla sostenibilità della spesa previdenziale, c’è anche Piero Fassino e Massimo D’alema. Anche lui è contrario all’eliminazione dello scalone. E lo ha detto pubblicamente».


Se il governo fosse un’azienda, Margherita e Ds sarebbero gli azionisti di maggioranza di un consiglio di amministrazione presieduto da Prodi. Se gli azionisti di maggioranza dicono una cosa, e l’amministratore delegato ne fa un’altra - come sulle pensioni - cosa succede?
«L’amministratore delegato va a casa».

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