La Radiotre di Marino Sinibaldi aveva fatto un capolavoro di programmazione dedicando tutta la giornata del 7 dicembre al Don Giovanni, inquadrando la prima della Scala in un palinsesto incentrato sul personaggio mozartiano. Insomma, il vero, perfetto, esempio di come dovrebbe essere il servizio pubblico.
Del resto - di fronte al fatto che, per la stragrande maggioranza dei televisori, Rai5 è unipotesi, anche dopo il passaggio al digitale terrestre nella maggior parte delle regioni - la diretta di Radiotre rimane storicamente lunica possibilità di usufruire della prima di SantAmbrogio per tutti i melomani che non hanno soldi, biglietti e tempo per andare a teatro e nemmeno nei cinema convenzionati con la Scala. Insomma, e ci risiamo, lunico vero servizio pubblico. Eppure, nonostante questo assoluto merito di Radiotre, la diretta della Scala è riuscita a non essere perfetta. Facendo trenta senza la possibilità o la capacità di fare trentuno. O, detto in altre parole, la torta senza ciliegina. Ribadisco, giusto per non sembrare incontentabile: tanto di cappello allottimo lavoro di Marino Sinibaldi, che ci ha fatto sentire orgogliosi di aver pagato il canone.
Il punto è che, fra il Commendatore, Leporello e gli altri personaggi mozartiani, il diavolo ci ha messo la coda: il Convitato di Pietra, temibilissimo ogni volta che cè di mezzo qualsiasi cosa che abbia a che fare con la Rai, ha colpito ancora. E, insieme ad ottime interviste sui due quadri del Louvre della mostra di Georges De La Tour, che facevano venire voglia di mettersi in viaggio per Milano per vedere il san Giuseppe falegname che quasi usciva dalle radioline, cè stata però una grandissima mancanza.
Ed è stata una carenza capace di inficiare tutto il resto dell(ottima) giornata radiofonica.
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