IL DIRITTO ALLE IMPOSTE

Tutto, nella vita, avrei pensato. Ma non di scrivere un articolo per difendere le tasse. O, quantomeno, il diritto a pagarle.
Eppure, a Genova, succede anche questo. Il caso delle forze dell’ordine intervenute per sedare i tafferugli all’esattoria dove i cittadini osavano addirittura pretendere di pagare le tasse, è qualcosa che va oltre ogni precedente. Un tempo si manifestava per non pagare, per chiedere tributi più equi. Ora, con il Comune di Genova, siamo alla rivoluzione copernicana: lasciate da parte le pie illusioni di pagare di meno, ci si accontenterebbe di pagare tout court. Che, come richiesta, suona un filo più minimalista. Eppure, in questa città, persino pagare le tasse rischia di diventare un’impresa.
Gli esattori, incredibilmente solerti nel rintracciare gli ultimi quindici proprietari di un’automobile o di un appartamento, dimostrano meno prontezza quando si tratta di mettere un numero di impiegati sufficiente dietro gli sportelli o di assicurare un servizio degno di questo nome ai cittadini in fila per pagare. Spesso, poi, ci vanno di mezzo i più deboli. A fare la coda, con una speranza che sconfina spesso nella disperazione, sono anche molti anziani, pensionati che hanno trasformato il mesto pellegrinaggio in via D’Annunzio in una delle stazioni obbligate del loro calvario quotidiano.
Ora, la palla passa al Comune. Dare in affidamento un servizio, significa anche vigilare affinchè il concessionario garantisca le condizioni minime indispensabili perchè quel servizio possa essere definito tale. E, se il concessionario non è in grado di farlo, non si fa altro che aprire una vertenza.

Sicuramente molto più utile di quelle regolarmente perse contro il governo per il diritto di voto agli immigrati.
Sarebbe una cosa di sinistra. Ma, forse, chiedere a Tursi di fare una cosa di sinistra è davvero troppo.

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