Disabile picchiato sul web: indagati quattro compagni

L’episodio diffuso su Internet si è svolto in una scuola di Torino. Tre ragazzi e una ragazza accusati di violenza privata

Simona Lorenzetti

da Torino

Non ha mai raccontato niente di come lo avevano trattato i suoi compagni di scuola. Non si è confidato con gli insegnanti. E neanche con i genitori che solo ieri hanno scoperto che il figlio, affetto da autismo (e non down, come si pensava in un primo momento), era la vittima sacrificale di quel video choc comparso nei giorni scorsi su Internet e nel quale si vedono degli adolescenti picchiare, umiliare e insultare un loro compagno disabile. Lui ha 17 anni, abita a Torino e frequenta l’istituto tecnico professionale «Albe Steiner» di via Monginevro. Da tre anni è in classe insieme ai suoi aguzzini. Le violenze sarebbero avvenute tra maggio e giugno e diffuse solo quest’estate. Ma c’è una verità ancora più agghiacciante: i fotogrammi confermano che gli aggressori sono quattro, ma anche che in classe erano presenti decine di altri adolescenti. Rimasti lì fermi a guardare. Nel video li si vede ridere e si capisce anche come l’aggressione non sia stata un improvvisato passatempo ma un premeditato agguato. I quattro hanno atteso che il disabile rientrasse dal bagno e l’hanno circondato e aggredito. La polizia, squadra mobile e postale, ha scoperto ieri il nome della scuola. È stato uno studente dell’istituto che, guardando il tanto discusso video in Internet, ha riconosciuto la classe e si è rivolto alle forze dell’ordine. Ma ad accorgersi del video sono stati anche degli insegnanti che nei giorni scorsi avevano denunciato tutto al preside, il quale ha poi avviato un’indagine interna. La polizia ha identificato i quattro, tre ragazzi di 17 anni e una ragazza di 16 la quale avrebbe filmato con il telefonino le violenze e diffuso il video. Il procuratore del tribunale dei minori, Ennio Tommaselli, ha formalizzato l’accusa: violenza privata. Non sono stati ancora interrogati i quattro, ma le loro case sono state perquisite. I familiari della vittima non hanno ancora presentato denuncia. Sconvolta la matrigna del ragazzino: la donna si prende cura di lui da cinque anni, da quando è mancata la madre biologica. «Siamo andati dai carabinieri a chiedere un consiglio - ha detto -. Quando tutta la vicenda sarà chiarita valuteremo se fare querela o meno. Mio figlio non ci ha mai detto nulla. Siamo allibiti, ancora adesso non riusciamo a capire come sia successo». I magistrati stanno cercando di capire se si sia trattato di un singolo episodio o se le umiliazioni, le botte si siano ripetute altre volte.
È stato ascoltato, alla procura minorile, il preside dell’istituto Camillo Di Menna, che ha confermato un’inchiesta interna per capire come mai i ragazzi siano stati lasciati soli in aula nell’intervallo. Intanto i docenti dell’istituto, dove si insegna arte grafica e fotografia, si sono riuniti a discutere dell’accaduto. Tra loro serpeggia una certa omertà.

Nessuno vuole prendere posizione: «Lavoriamo in una realtà difficile, dove arrivano giovani con storie disperate alle spalle - spiega una docente -. Non siamo in un liceo, siamo in una scuola professionale dove arriva di tutto».

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