Disabili senza insegnanti, rivolta a scuola

La consulta regionale raccoglie 3000 firme contro il ministro e teme ulteriori tagli ai fondi per l’istruzione pubblica

Disabili senza insegnanti, rivolta a scuola

(...) di alunni disabili ma quelle di tutti coloro che frequentano le scuole pubbliche.
La novità consiste in una serie di bastoni tra le ruote messe aquanti desiderano ottenere un insegnante di appoggio. Se un alunno con handicap non sarà «certificato», rischierà infatti di perdere il sostegno didattico. Perché mentre oggi per accedervi è sufficiente una dichiarazione rilasciata da uno specialista, con l'applicazione del nuovo decreto firmato da Romano Prodi sarà necessario sottoporre il disabile e la famiglia a una serie di visite presso la Commissione di Medicina Legale delle Asl, complicando un percorso già molto delicato e spesso tormentato. È questo lo scenario previsto dalla nuova Finanziaria 2007 in materia di diritto all'integrazione e al sostegno, al quale si sommano i continui tagli alle risorse per l'istruzione, e quindi agli organici. Genitori e insegnanti hanno manifestato ieri davanti all'Ufficio Scolastico Regionale (ex Provveditorato) e al Palazzo della Regione, preoccupati per questa manovra che sembra voler scoraggiare l'accesso al sostegno da parte di molte famiglie.
La scuola rischia di perdere il ruolo di mediatore tra la famiglia e i servizi sociali, delegando l'identificazione dell'handicap a vie strettamente sanitarie. Per questo molte famiglie non vogliono sottoporsi all'esame per il «patentino d'invalidità». «Chi tocca quotidianamente con mano il profondo dolore e, a volte, le difficoltà nell'accettazione da parte di genitori coinvolti nella realtà dell'handicap, si chiede come sia possibile aver pensato di rendere così tortuosa la strada della certificazione - si chiedono i docenti della Direzione Didattica Maddalena di Genova, riflettendo sull'iter procedurale per l'individuazione dell'alunno disabile -. Forse si vuole agire sullo stress psicologico delle famiglie, per ottenere decine di certificazioni in meno ed eliminare decine di insegnanti di sostegno?». Adesso l’alunno disabile dovrà essere esaminato da un organo collegiale a lui estraneo, anziché da un medico di fiducia e giudicato affetto da un handicap sufficientemente grave per «meritarsi» il sostegno.
Che fine faranno tutti i disagi più lievi o di confine, i disturbi dell'attenzione, i casi borderline? Se il decreto verrà rispettato rigidamente, molti alunni disabili «scompariranno» dallo stato di necessità, richiedendo un ancor maggiore sforzo agli insegnanti e alle classi già messe a dura prova dall'aumento del numero di allievi (fino a 33). «Abbiamo raccolto e inviato al Ministero della Pubblica Istruzione più di 3000 firme - afferma Giacomo Piombo, presidente della Consulta regionale per la tutela dei diritti della Persona Handicappata - per manifestare il nostro dissenso verso l'applicazione del decreto. Chiediamo inoltre che venga rivisto il rapporto tra insegnanti e alunni disabili, portandolo da 138 a 100, per assicurare una proporzione più conforme alle norme del diritto scolastico».
L'attuazione del decreto non minaccia soltanto il diritto all'educazione dei disabili ma coinvolge l'intero sistema scolastico. Se manca l’insegnante di sostegno tutta la classe con un disabile può risentirne, anche solo che per quanto riguarda lo svolgimento dei programmi, visto che il docente dovrà dedicare anche una considerevole parte di tempo all’alunno meno fortunato. E a testimonianza della gravità del problema la Regione autonoma del Trentino Alto Adige continuerà ad adottare la vecchia procedura, bypassando la normativa nazionale. «La Regione Liguria invece sta applicando il decreto in maniera ferrea, e siamo qui a chiedere urgentemente un dietrofront - sostiene il maestro elementare Marco Scanavini - precisando che non contestiamo affatto la legge del 1992, ma specificatamente l'applicazione dell’ultimo decreto Prodi.

Si teme che in un unico calderone di sempre minori finanziamenti finiscano tutte le problematiche relative all'integrazione degli studenti in difficoltà, degli stranieri e delle aree a rischio, il tutto sovrapposto alla normale didattica». Con il risultato di un considerevole risparmio economico. Però, sulla pelle degli indifesi.

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