Michela Giachetta
Una Provincia «poco trasparente». E difficilmente «accessibile». Almeno in materia di atti amministrativi. È questa la denuncia presentata dallassociazione sindacale Uil di Roma e del Lazio, che lamenta limpossibilità di avere informazioni relative al collocamento mirato dei disabili in seno allOld (organizzazione lavoro disabili). Lopportunità di assumere persone con handicap attraverso la stipulazione di determinate convenzioni è data dalla legge n. 68 del 1999, entrata in vigore nel 2000. La ratio di questo provvedimento è di permettere lingresso del disabile in azienda in maniera graduale. Possono essere utilizzate, infatti, le cosiddette formule di flessibilità: preassunzione, ricorso al part-time, periodi di prova «mirati». Le convenzioni di cui tratta la legge devono essere stipulate fra la Provincia e le aziende, che hanno lobbligo di informare Palazzo Valentini sulle cosiddette «scoperture delle quote dobbligo»: ossia ogni società deve inviare periodicamente un elenco che attesti quanti disabili mancano in organico per raggiungere il numero previsto dalla legge. Nelle società che hanno più di 50 dipendenti, il numero di persone con handicap deve essere pari al 7 per cento del totale. «Basandoci su meri calcoli - informa il segretario delle politiche del Lavoro Uil, Franco Dore - i posti di lavoro riservati ai disabili (fisici, psichici e sensoriali) sarebbero complessivamente 9.129; circa 681 spetterebbero alle categorie protette per un ammontare di 9.810 posti». Queste informazioni risalgono a circa sette mesi fa. Oggi non si sa nulla su quante convenzioni siano state stipulate, per quanti posti e per quali mansioni. «Per tutelare la privacy delle aziende», è la dichiarazione rilasciata dalla Provincia per motivare questo silenzio. Ma la privacy viene rivendicata nei confronti di associazioni, previste dalla legge, che per svolgere bene il proprio lavoro a quegli elenchi e a quelli informazioni devono avere accesso.
«Il non sapere nulla sulle convenzioni - lamenta la rappresentante Uil allinterno dellorganismo al lavoro dei disabili, Cristina Filippini - non solo ci impedisce di svolgere correttamente il nostro lavoro di sindacato, ma non ci permette nemmeno di suggerire percorsi di qualificazione e formazione, in moda da aiutare i lavoratori». Spesso, infatti, le aziende assumono solo le persone che disabili lo sono solo in parte. Perché magari hanno un titolo di studio o la possibilità di muoversi.
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