"La disabilità non mi ha fermato. Prossima sfida? Il volo acrobatico"

Ha costruito da solo il suo velivolo. Fa parte di "WeFly! Team", la prima pattuglia aerea inclusiva al mondo

"La disabilità non mi ha fermato. Prossima sfida? Il volo acrobatico"

«Le mie condizioni di disabile non mi hanno mai fermato». Marco Cherubini ha una voglia di vivere che inonda come un torrente in piena qualsiasi persona incontri. Guarda con soddisfazione il suo aereo. Già, perché Marco, 49 anni, paraplegico e su una sedia a rotelle da quando di anni ne aveva 22, a causa di un incidente stradale, si è costruito da solo il suo nuovo aereo: un Van's RV-7 acrobatico Experimental.

Marco è il gregario sinistro del «WeFly! Team», la prima pattuglia aerea inclusiva al mondo, con piloti disabili e non. Nato nel 2007 da un'idea sua e di Alessandro Paleri (entrambi sono senza l'uso delle gambe e pilotano i loro aerei solo con le mani), Erich Kustatscher (tra i più famosi istruttori di volo Vds italiani) e Fulvio Gamba (poi scomparso in un incidente di volo nel 2008), il WeFly! Team - al quale, di recente, si è aggiunto anche il pilota Walter Mondani - è un vero e proprio fiore all'occhiello dell'aviazione civile italiana e mondiale. Marco racconta la sua esperienza. Davvero adrenalinica.

«Non mi era mai passata per la mente l'idea di diventare pilota. Certamente, c'era il fascino del modellismo come in tutti i bambini. Ma mai avevo conosciuto il mondo reale dell'aviazione. Nel 2002, però, ho incontrato Alessandro sulle piste da sci. Lui già pilotava gli ultraleggeri; è un ingegnere e ha progettato lui stesso il sistema che ci permette di volare usando solo le mani. Un giorno mi ha invitato a volare con lui. Quando abbiamo staccato le ruote da terra, mi sono letteralmente innamorato di quella sensazione di libertà. È stato bellissimo. Ho cominciato a volare anch'io e da quella prima volta non ho mai più smesso. Il volo è diventato per me una ragione di vita».

Marco dapprima ha conseguito anche lui l'attestato VDS per gli ultraleggeri; poi, nel 2016, è stato il primo pilota disabile italiano a conseguire la licenza di pilota privato (PPL) in Italia, a Cremona e, dopo una lunga battaglia contro la burocrazia, ha completato l'addestramento nel 2021 a Verona, con il comandante Paolo Pocobelli, unico pilota professionista disabile italiano.

«Nel 2007, durante una giornata tra amici, abbiamo pensato che potesse essere interessante mostrare a tutti - attraverso la metafora del volo e la nostra esperienza - che, con il dovuto impegno, molti sogni si possono realizzare e le barriere si possono abbattere davvero. Così abbiamo iniziato ad addestrarci a volare in formazione, anche con l'aiuto, a titolo personale, di piloti delle Frecce Tricolori e di istruttori dell'Aeronautica Militare. Un lavoro durissimo che ha dato i suoi frutti; abbiamo cominciato a fare piccoli display agli air show ed è stato un crescendo di successi e soddisfazioni. Dopo gli ultraleggeri siamo passati agli aerei veri e, oggi, sono un pilota a tutti gli effetti. Ma volevo ancora di più. Così nel 2014 ho deciso di mettermi alla prova e costruirmi un aereo tutto mio. Ho comprato il kit negli Stati Uniti e ho iniziato a lavorarci, anche grazie al supporto del CAP - Club Aviazione Popolare. Ci ho messo quattro anni, ci sono stati tanti momenti duri e di sconforto. Ma alla fine ce l'ho fatta e la soddisfazione è immensa».

Ripensando a quell'incidente, a 22 anni, cosa prova ora?

«Era una classica serata tra amici, uscivo dalla discoteca. Un colpo di sonno e sono uscito fuori strada. Non sentivo più le gambe e ho capito subito... Non è una cosa che puoi accettare, mai. Devi solo imparare a prendere coscienza che la tua vita, da quel punto in avanti, sarà diversa. La carrozzina è il mio muro, non lo posso abbattere, ma posso aggirarlo. Ho imparato ad andare avanti, sempre, perché la vita è bella e va vissuta».

Che sensazione le dà volare?

«Il volo mi piace, mi dà tantissima adrenalina. Facciamo spettacoli aerei e voliamo in formazione davanti a 500mila persone a terra che ci guardano e ci ammirano e poi portiamo in volo altri disabili, nelle giornate Piloti per un giorno. È una forza che ti viene da dentro. Provi una sensazione di libertà e di leggerezza. Quando vado in volo, lascio a terra la carrozzina, perché su, in cielo, siamo tutti uguali».

Quali sono le prossime sfide?

«Avere l'abilitazione al volo acrobatico è il prossimo

step. E poi... magari costruirmi una barca o un altro aereo. Ho tanti sogni nel cassetto; ogni tanto lo apro e tiro fuori quello che trovo... È questa l'adrenalina più forte: dare un senso alla giornata che avrò domani».

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