C’era una volta l’Italia, la terra che vendeva sogni al resto del mondo. Una vecchia zia che abita da anni a New York ti chiama preoccupata: «Ma cosa sta succedendo lì?». Dice che lei, ormai, quasi si vergogna. È colpa di Fox News, della Cnn e anche di Rai International. Tutte quelle cattive notizie che si ripetono come una litania sono difficili da digerire. Napoli è una pattumiera. L’Alitalia non vola. La mozzarella di bufala che sa di diossina e perfino in Corea non la vogliono più. Ora il vino con l’acqua e chissà quante altre schifezze. Il Brunello, nobiltà del rosso, che contamina il Sangiovese con uve bastarde. E i francesi, gli spagnoli, i greci, perfino i greci, che ridono. Il made in Italy sporcato, stuprato, rinnegato, messo alla gogna con un marchio d’infamia, una lettera scarlatta. Magari si esagera, magari non tutto è vero, ma intanto il danno è fatto. E le precisazioni, i distinguo, le mezze smentite non bastano. L’onore è perduto.
Era da tanto tempo che l’Italia non godeva di una così cattiva fama. Ora bisogna farci i conti. Il clima economico non aiuta. La recessione è qui davanti a noi e le stime economiche che parlano di crescita zero confermano ciò che molti italiani scontano sulla propria pelle. Non servono le statistiche per sapere che troppa gente non riesce a pagare il mutuo. C’è un sentimento diffuso di paura, di pessimismo, che fatica ad andare via. È come se un mago cattivo avesse gettato, con un tiro di dadi, un incantesimo del sonno su tutto il Paese.
Cosa è successo? C’è un vecchio romanzo di Ayn Rand che racconta la malattia dell’Italia. Il titolo è la Rivolta di Atlante. È un mondo soffocato dalla burocrazia, dove tutti quelli che hanno talento e coraggio vengono disillusi. È un luogo dove il rischio è un tabù, dove gli imprenditori vengono accusati di egoismo, dove il denaro è sterco del diavolo. È una civiltà dove un’élite culturale e politica spaccia per solidarietà un buonismo melenso. È il regno dei predicatori con la faccia da prete, dove c’è sempre qualcuno che dice di voler andare in Africa e non ci va mai. È un governo che impone a chi vende una casa di presentare un certificato di idoneità degli impianti di luce, gas e acqua. Altra carta straccia e altre tasse su un mercato immobiliare già drogato. È il bluff di un Paese dove si pretende di controllare tutto e tutto sfugge. Dove la moneta cattiva scaccia quella buona. E la colpa è sempre collettiva.
Cosa accade se le poche «minoranze coraggiose», quelle che il sociologo De Rita ritiene siano l’ancora di salvezza dell’Italia, smettono di lottare? Cosa accade se questi qui scioperano? Leggete la Rivolta di Atlante. È lì la soluzione.
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