da Milano
Il 15 marzo 1981 è una data storica per i cultori della musica d'oggi. Quella sera, nel Teatro alla Scala, è in programma la prima assoluta del melodramma Donnestag aus Licht di Karlheinz Stockhausen. Si tratta dell'incipit di un progetto ciclopico che prevede sette opere «da Luce», una per ogni giorno della settimana. Stockhausen ambienterà alla Scala anche le prime di Samstag e di Montag, mentre le opere successive, che lo impegneranno fino al 2003, saranno eseguite in Germania a Lipsia. Pare che le ultime due, Mittwoche e Sonntag, manchino di alcuni ritocchi. Ma l'illustre compositore è morto il 5 dicembre scorso a 79 anni.
Torniamo all'indimenticabile première scaligera del 1981. Nel secondo atto di Donnerstag si assiste al viaggio intorno alla Terra dell'arcangelo Michele (Michaels Reise), interpretato con un lungo assolo di tromba da Markus Stockhausen. Markus nel 1981 ha 24 anni: è uno dei tre figli musici del compositore - gli altri due sono Simon e Majella - ed è di gran lunga il più dotato. Il pubblico lo applaude, ma chi s'intende di musica afroamericana resta addirittura estasiato. Quel ragazzo, oltre a tecnica impeccabile e suono meraviglioso, ha uno stile che chiaramente deriva dallo studio assiduo del jazz e di trombettisti come Clifford Brown e Miles Davis. In pochi giorni viene crivellato di interviste: Markus spiega che sì, lui è un jazzista che si dedica anche alla musica d'avanguardia e lotta con il padre che non sopporta il jazz. Tuttavia Karlheinz finisce per chiudere prima un occhio e poi due: lo accompagna talvolta al pianoforte e soprattutto lo lascia fare. Markus inizia così un fulgido percorso di «jazzman border line», sempre al confine con l'avanguardia e con l'elettronica: incide molti dischi, fonda gruppi e ha sodalizi internazionali importanti (basti citare Michel Portal e Gianluigi Trovesi).
Adesso licenzia per Aktivraum Records il suo album doppio più bello e più vero, inciso dal vivo in una sala prestigiosa di Bonn.
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