Grazie a noi, grazie al nostro governo, l'Italia oggi è forte, rispettata e autorevole in Europa e nel mondo. Coerenti con i nostri valori, abbiamo fatto una scelta di campo chiara e netta, che è la stessa da sempre. Abbiamo scelto di far parte del Partito del Popoli Europeo e di schierarci al fianco delle grandi democrazie occidentali e degli Stati Uniti d'America.
Ve l'ho già raccontato. C'era una volta un padre che portò suo figlio al cimitero americano e tra quelle migliaia di lapidi gli fece giurare che avrebbe serbato eterna gratitudine verso quel popolo che aveva sacrificato tanti suoi giovani per la nostra libertà, la nostra dignità e il nostro benessere. Quel padre era mio padre. Quel ragazzo ero io.
Sarò sempre grato agli Stati Uniti d'America per averci salvato dal nazismo e dal comunismo. Sarò sempre grato agli Stati Uniti d'America per averci consentito attraverso gli aiuti del Piano Marshall di uscire dall'indigenza e di avviarci ad un vero benessere. Sarò sempre grato agli Stati Uniti d'America per avere difeso l'Europa dalla minaccia sovietica nei lunghi decenni della guerra fredda.
Ovunque il comunismo sia arrivato al potere ha prodotto terrore, oppressione e miseria. Soltanto la nostra sinistra non ha ancora imparato la lezione dei cento milioni di morti del comunismo. E ancora pretendono di essere loro a darci lezioni storia, di morale e di galateo costituzionale.
La nostra politica estera è coerente con le idee nelle quali crediamo, con i valori di libertà e di democrazia che sono al cuore del nostro essere e che noi non abbiamo mai dovuto rinnegare. Questi valori sono la bussola che ci ha sempre guidato nel prendere ogni decisione, anche le nostre ultime decisioni per affrontare la crisi economica e finanziaria globale, la crisi energetica, i conflitti esplosi in Georgia e in Medio Oriente.
Questi valori ci guideranno anche in futuro. La nostra bussola, come ho detto nella Dichiarazione programmatica di governo il 13 maggio davanti alle Camere, è la crescita della libertà, della prosperità e dell'affermazione dell'Italia in Europa e nel mondo, nel segno della responsabilità occidentale. Per noi l'Occidente è uno e uno solo. Questo è vero sul piano politico, sul piano economico e sul piano militare. Ed è soprattutto vero sul piano umano e su quello dei valori.
Europa e Stati Uniti sono legati allo stesso destino. L'Europa ha bisogno degli Stati Uniti, gli Stati Uniti hanno bisogno dell'Europa. Non abbiamo esitazioni nel pronunciare queste dichiarazioni. Non abbiamo esitazioni ad essere quelli che siamo. Anzi, ne siamo fieri, soprattutto oggi. È proprio adesso che dobbiamo guardare con fiducia al futuro.
Noi siamo nella condizione di riuscire prima e meglio di altri a superare la fase di declino che l'economia mondiale attraversa. Potremo farlo, senza stravolgere i nostri stili di vita, a patto di ritrovare la forza dei valori che ci hanno consentito, dopo un periodo ben più grave di quello attuale, dopo una lunga guerra mondiale, di conseguire livelli allora inimmaginabili di prosperità e di benessere.
Noi siamo abituati a pensare che non esiste una società perfetta e che il compito del buon governante non è quello di inseguire le utopie visionarie che sono frutto dei fondamentalismi ideologici. Noi siamo impegnati a revisionare e a correggere di continuo le possibili degenerazioni di una società imperfetta. In un mondo che cambia di ora in ora, il riformismo liberale è un lavoro che non finisce mai.
Il nostro riformismo liberale è la formula vincente anche nei rapporti internazionali. È stato il riformismo liberale a farci dire per primi - noi liberali attenti alla solidarietà, noi liberali che crediamo nell'economia sociale di mercato - che lo Stato di fronte alla crisi doveva intervenire per proteggere le imprese, le famiglie, i più deboli.
Sono stato il primo tra i leader del mondo a dichiarare, lo scorso 10 ottobre, che non avremmo consentito che neppure una sola banca fallisse o che un solo risparmiatore perdesse i suoi risparmi. Siamo stati i primi a dire che contro la crisi globale dovevamo mettere a punto risposte globali, e che dovevamo introdurre un sistema condiviso di principi e regole comuni sulla trasparenza, sull'integrità e sulla correttezza delle attività finanziarie ed economiche di tutto il mondo.
Siamo stati i primi a mettere in guardia contro la tentazione del protezionismo, i primi a studiare misure di sostegno all'economia reale capaci di stimolare i consumi e dare slancio alle imprese. Siamo stati i primi, responsabilmente, a dire che quanto più una crisi è grave, tanto più bisogna contrastarla con la fiducia, con quella che il presidente Obama ha chiamato "l'audacia della speranza". Io lo sottoscrivo con convinzione.
Tornando al nostro ruolo internazionale possiamo dire senza tema di smentita che oggi l'Italia è rispettata nel mondo. Presiede il G8, ed io personalmente lo presiederò per la terza volta.
A nessun leader dei più importanti Paesi del mondo gli elettori hanno assicurato un consenso così duraturo da consentirgli di presiedere tre volte un G8. Ringrazio gli italiani che mi hanno così a lungo confermato e rinnovato la loro fiducia.
Io credo di avere ormai una certa esperienza internazionale e rapporti di stima e amicizia con molti leader che ci hanno consentito e ci consentono di fare del nostro Paese un protagonista di primo piano della politica internazionale. Abbiamo contribuito, grazie all'amicizia con i vertici russi, alla soluzione della crisi georgiana e della crisi energetica.
La nostra azione al fianco del presidente Sarkozy ha scongiurato le stragi che si annunciavano in Georgia, e che certamente vi sarebbero state e che avrebbero provocato un divorzio difficilmente sanabile tra la Federazione russa da una lato e l'Unione Europea, la Nato e gli Stati Uniti dall'altro.
Noi abbiamo sostenuto e sosteniamo la necessità di tornare allo "spirito di Pratica di Mare", che grazie a noi permise nel maggio 2002 la nascita del Consiglio Nato-Russia e la stipulazione di importanti accordi con quello storico vertice che segnò la fine della guerra fredda e di un incubo durato più di mezzo secolo: l'incubo atomico dell'annientamento reciproco.
Ancora, abbiamo ultimamente evitato che l'Europa si gravasse di un rilevante peso economico rispetto agli altri giganti dell'economia mondiale, adottando al Consiglio europeo di fine 2008 un "pacchetto energia" che avrebbe duramente penalizzato le nostre economie e le nostre imprese.
Al G8 e alla Conferenza sul clima a Copenaghen cercheremo di coordinare un'azione autenticamente ambientalista e quindi rispettosa dell'ambiente, ma senza il fanatismo ideologico dell'ambientalismo, con tutti i grandi Paesi del Pianeta e con le economie emergenti con cui vogliamo rafforzare il dialogo.
Lo faremo a luglio alla Maddalena, dove il G8 si aprirà alla Cina, all'India, al Sud Africa, all'Egitto, al Brasile e al Messico. Insieme a questi Paesi riceveremo i Paesi dell'Unione Africana e lavoreremo per lanciare una nuova filosofia degli aiuti internazionali, affinché non siano più erogati a pioggia senza sapere dove e a chi finiscono, ma siano davvero efficaci mediante la realizzazione diretta di infrastrutture e di opere sociali con il coinvolgimento di più strumenti e di più attori, anche privati.
L'ultimo successo che abbiamo ottenuto è stata la chiusura del contenzioso con la Libia, che durava da quasi un secolo e che i precedenti governi di sinistra avevano cercato di risolvere, naturalmente senza riuscirci. Noi ci siamo riusciti, con enormi vantaggi in prospettiva per le nostre aziende, e con i giusti riconoscimenti ai nostri esuli.
Vi ricordate qualche evento, qualche risultato importante degli ultimi governi della sinistra in politica estera? Noi ricordiamo, purtroppo, le bandiere di Stati Uniti e di Israele bruciate e calpestate nelle piazze, addirittura l'ignobile oltraggio ai manichini dei nostri caduti a Nassiriya. Un ricordo che ancora ci indigna.
Noi siamo fieri dei nostri soldati che contribuiscono alla costruzione della democrazia e della pace nei Balcani, in Afghanistan, nelle aree calde del Medio Oriente. Anche da qui vogliamo che i nostri carabinieri, i nostri bersaglieri, i nostri marinai, i nostri aviatori, tutti i nostri soldati sentano forte la nostra vicinanza, la nostra gratitudine, il nostro calore. Che sentano il calore del nostro popolo, del Popolo della Libertà!
Noi siamo tra i Paesi fondatori dell'Europa e crediamo in un'Europa che non è quella arroccata in una torre d'avorio, lontana dai cittadini, un'Europa dirigista e centralista: l'Europa dei burocrati. Noi crediamo, invece, nell'Europa che vogliono i cittadini europei e che è fatta di una grande storia, di valori condivisi e di una politica comune. Di democrazia e di libertà. Di rigore e di tolleranza. Di libera iniziativa e di solidarietà.
Un'Europa libera, cristiana e occidentale che pratica e che diffonde la libertà nel mondo. Un'Europa che dobbiamo rinnovare in linea col Trattato di Lisbona perché deve essere ancora più autorevole, più democratica e più unita. Per ricostruire la fiducia dei cittadini europei nell'Europa unita è necessario lavorare ad una riforma del'Europa che permetta di restituire agli Stati alcune competenze nazionali e, nello stesso tempo, affidi e rafforzi nelle mani dell'Europa le competenze in materia di politica estera e di difesa senza delle quali l'Europa non può esistere, specialmente in un momento di cambiamenti vertiginosi come quello che stiamo attraversando.
Torniamo al nostro movimento. Il Popolo della Libertà è già nato anche in Parlamento, e il lavoro comune nei gruppi della Camera e del Senato è stato un banco di prova assolutamente positivo: la nostra grande compattezza ha reso possibile l'approvazione in tempi record di tanti provvedimenti varati dal governo nella situazione d'emergenza in cui ci siamo trovati ad operare.
L'asse tra il Popolo della Libertà e il governo, grazie anche alla leale collaborazione con la Lega Nord è stata, è e sarà la chiave di volta per garantire all'Italia una stagione di stabilità e di vere riforme e per superare l'attuale crisi finanziaria internazionale. Il nostro governo e la nostra maggioranza sono il luogo dove si esprime il massimo del riformismo possibile, che può realizzarsi grazie a una solidità politica senza precedenti.
Siamo l'unico governo possibile oggi in Italia. Questa situazione aumenta la responsabilità del nostro movimento che nasce e che inevitabilmente si pone come legato al governo che esso oggi esprime. Il destino e il futuro del Popolo della Libertà dipendono dalla capacità del governo di rispondere alla sfida che grava sul Paese e di incontrare il consenso dei cittadini, anche di quelli che hanno preferito o preferiscono votare per l'opposizione. E' il sistema Italia nel suo insieme, al di fuori di ogni divisione di parte a cui noi facciamo riferimento.
Dobbiamo dire, a tutti coloro che ci sostengono con il loro voto e con la loro simpatia, di schierarsi attorno al governo che oggi è la chiave del futuro del Paese. I governi oggi hanno in tutti i Paesi responsabilità assai accresciute rispetto a quelle del passato perché ad essi è affidato il compito di far riprendere il rapporto virtuoso tra economia finanziaria ed economia reale.
Le istituzioni sono chiamate a giocare un ruolo impensabile solo fino a pochi mesi fa. Ciò richiede tempi di reazione ben più rapidi dagli abituali tempi lunghi delle istituzioni. Per questo motivo abbiamo posto il problema di dare forma al nesso diretto tra corpo elettorale e governo che non era previsto dal testo della Costituzione del '48. Oggi con maggior ragione sosteniamo che l'autorità del governo e i tempi brevi a cui essa è obbligata devono trovare la risposta nelle istituzioni.
Noi rispettiamo la Costituzione e in essa ci riconosciamo. Sentiamo il patriottismo della Costituzione ma non fine a sé stesso. Sentiamo il patriottismo della nazione e della tradizione, delle radici cristiane e umanistiche dell'Italia, che è il luogo in cui avvenne la sintesi tra cristianesimo, tra ellenismo e romanità.
Accogliamo nella nostra memoria le differenti Italie del Medioevo e del Rinascimento così come l'Italia che è entrata nella modernità con il Risorgimento. Vogliamo superare quei toni da "guerra civile infinita" che rimangono ancora in Italia nel linguaggio politico della sinistra. Vogliamo ricordare tutta la passione e la sofferenza del nostro popolo, che visse in modo più drammatico degli altri la seconda guerra mondiale.
Celebriamo la Resistenza e la Repubblica nella memoria dell'Italia una ed indivisa la cui storia viene da molto lontano. Questo è il nostro patriottismo della tradizione e della nazione. Vogliamo così, in questo spirito, aprire la prima pagina di una nuova stagione.
Una stagione che ora iniziamo e che sarà decisiva per il peso dell'Italia in Europa e nel mondo. E' con questo convincimento, con questa speranza, con questa ambizione che dichiaro aperti i lavori del nostro primo congresso, del nostro congresso fondativo.
Invito sul palco i responsabili e i leader dei partiti e dei movimenti che oggi consegnano a noi le loro bandiere e i loro simboli affinché si fondano in quello del Popolo della Libertà: - Denis Verdini, coordinatore di Forza Italia. - Ignazio La Russa, reggente di Alleanza Nazionale. - la Nuova Dc per le autonomie di Gianfranco Rotondi, - il Nuovo Psi di Stefano Caldoro, - il Partito Repubblicano di Francesco Nucara, - l'Azione Sociale di Alessandra Mussolini, - i Popolari Liberali di Carlo Giovanardi, - i Liberaldemocratici di Lamberto Dini, - il Movimento Politico Italiani nel mondo di Sergio De Gregorio, - il Movimento Politico per la Liguria di Sandro Biasotti, - la Destra Libertaria di Luciano Bonocore, - la Federazione dei Cristiano Popolari di Mario Baccini, - Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'Associazione Circolo della Libertà, - Marcello Dell'Utri, presidente dell'Associazione Circolo del Buongoverno.
Grazie, grazie a tutti voi che siete qui, grazie a quanti ci seguono via radio, televisione e internet.
A tutti un forte abbraccio e l'augurio di poter realizzare i sogni e i desideri che portate nella mente e nel cuore. Vi voglio bene, tenetemi nel vostro cuore. Viva il partito degli italiani. Viva il Popolo della Libertà. Viva l'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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