Roma

Discoteca in fiamme, tragedia sfiorata all’Infernetto

Ottocento persone evacuate dal locale a tempo di record

Brucia un bar, circondata dalla fiamme una discoteca piena di ragazzi. Tragedia evitata per un soffio, alle 2.50 di ieri, in un club privato all’Infernetto per un incendio divampato in un locale adiacente. Vigili del fuoco al lavoro fino all’alba per domare il rogo che ha distrutto la copertura del locale, parte di una filiale della Banca Intesa, sei appartamenti e, parzialmente, la discoteca di via Umberto Giordano, a pochi metri dalla Colombo. Paura per 800 persone evacuate a tempo di record dal servizio d’ordine del Vintage Club. «Abbiamo sentito gente che gridava - spiegano i ragazzi che ogni venerdì sera gestiscono il dancing -, abbiamo aperto le uscite di sicurezza e abbiamo visto il fuoco. Fiamme alte tre metri che in pochi secondi si avvicinavano pericolosamente alla struttura piena di persone. A quel punto, senza scatenare il panico, siamo riusciti a far uscire, a scaglioni, tutti quanti».
Sul posto, oltre agli uomini del 115 del distaccamento di Ostia, polizia e carabinieri. Per centinaia di persone, catapultate in strada, uno «spettacolo» che si è protratto per tre ore. Tanto c’è voluto per spegnere il fuoco che dal tetto del bar «Al Cigno» si è propagato ovunque facendo danni per decine di migliaia di euro e terrorizzando gli abitanti della zona. Un incidente, una vendetta o il racket delle estorsioni? Mistero fitto sulle cause del fattaccio. Secondo una prima ipotesi tutto sarebbe scaturito dal solito corto circuito avvenuto nell’area del sottotetto del bar, coperto con tegole di materiale plastico. Tesi, questa, che sarebbe confermata dai rilievi degli esperti di via Genova che non avrebbero rinvenuto materiale infiammabile come taniche di benzina. Anche se, come sottolineano gli stessi vigili del fuoco, in casi simili è sempre difficile trovare prove sfuggite alle fiamme. Gli inquirenti, secondo fonti ufficiose, sulle prime avrebbero seguito anche altre piste. Come quella che partirebbe da un litigio, un diverbio a dir poco violento, avvenuto nei giorni scorsi fra il titolare del bar, A.V., e un pregiudicato, un uomo agli arresti domiciliari, incastrato da un vecchio assegno proveniente da una rapina avvenuta dieci anni fa. Quest’ultimo, dopo aver malmenato il proprietario, dalle minacce sarebbe passato ai fatti. Ipotesi, d’altro canto, che difficilmente starebbe in piedi dal momento che il primo focolaio sarebbe scoppiato in un posto inaccessibile a qualunque essere umano. Tre: una banda di estorsori che avrebbe provato a imporre la propria legge. «Paga il pizzo o riduciamo la tua attività in cenere». Vecchia storia, del resto, per il litorale romano, Ostia in particolare, dove gli attentati intimidatori sono all’ordine del giorno. Bar, ristoranti, videoteche, parrucchieri, forni, abbigliamento, casalinghi, stabilimenti balneari devastati negli ultimi anni. Ma anche questa, sempre secondo il sopralluogo effettuato dalla squadra scientifica del 115, non sarebbe confermata dalle perizie tantomeno dalla vittima che non avrebbe mai ricevuto minacce o richieste di denaro.

L’ennesimo fascicolo da aprire e chiudere senza soluzione.

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