Discoteche in pista contro la crisi: i buttafuori diventano buttadentro

OUT Vip e party esclusivi perdono quota: privè aperti a tutti. In aumento le feste private

Discoteche in pista contro la crisi: i buttafuori diventano buttadentro

In principio era la scarpa. «In» quella elegante, «out» quella sportiva. «Out», nel senso che rimanevi proprio fuori se non indossavi quella giusta. Escluso. Oltre la transenna, nel limbo dei «rimbalzati», come chiamavano chi non superava la rigida selezione all’ingresso.
Ogni locale milanese aveva il suo girone infernale: Hollywood, Tocqueville, Karma. Era appena al di qua della soglia. Lì i «rimbalzati» li riconoscevi subito: scarpa da tennis, senza camicia, con i jeans stracciati o addirittura le infradito. Sguardo rassegnato, broncio pronunciato. Gli «emarginati» della movida erano partiti sognando di bere champagne nel privè gomito a gomito con Briatore e si ritrovavano a tracannare una birra fuori dalla discoteca.
Cronache di una Milano by night che non c’è più. Certo, ci sono ancora le disco. E sono rimaste quasi le stesse. I buttafuori sono sempre lì, all’ingresso, con l’occhio truce e il collo alla Tyson. Ma il trend è cambiato. Non ti controllano più le scarpe, la camicia non è più indispensabile. E d’estate sono tollerate perfino le infradito. Perché in disco adesso entrano tutti. E perfino l’area Vip è diventata terra di conquista di studenti e metalmeccanici.
«I locali della “Milano bene” non possono più permettersi di fare selezione - dice Machno Poiret, pr di molte discoteche della zona -. Con la crisi che c’è, la gente non ha più voglia di inseguire il Vip. Ma le sale sono sempre quelle e vanno riempite comunque. Perciò ci si è adeguati, rendendo accessibili a tutti anche quelli che un tempo erano i privè più esclusivi». I primi ad accorgersi del mutamento sono stati proprio gli staff. «Oggi, rispetto al passato, chi organizza le serate è costretto a pensare di più alla musica e meno all’immagine», conclude Poiret.
Un esempio della nuova tendenza è la serata del venerdì dei Magazzini Generali, uno dei templi della musica elettronica milanese. Zero selezione all’ingresso, dj di fama internazionale in console, pista affollata di giovani in felpa, jeans e sneakers e meno giovani in giacca e camicia. C’è spazio per tutti. Se entrassero il ragionier Fantozzi e il geometra Filini non se ne accorgerebbe nessuno. Eppure nel privè puoi scambiare due chiacchiere con Magda Gomes, i Gemelli Diversi o Geronimo La Russa, anche se indossi una tuta o hai in tasca 5 euro. Basta conoscere un pr e farsi mettere in lista. Cosa diventata assai più facile nell’era dei social network alla Facebook.
C’è chi invece continua a fare selezione, perché punta su un target ben preciso di clientela. Il Killer Plastic, per esempio, ne fa una questione di stile. Non serve essere eleganti, famosi o avere conoscenze. Qui occorre avere il gusto del kitsch. Un boa viola al collo o una giacca psichedelica sono d'obbligo. Se temi di sembrare ridicolo, stai alla larga. Se non hai inibizioni o pregiudizi, sei il benvenuto. Al Plastic c’è chi ha provato a entrarci decine di volte senza mai riuscirci. E ancora oggi non sa darsi una risposta alla domanda «ne varrà almeno la pena?».
E chi vuole cercare di distinguersi dalla massa senza essere per forza stravagante che fa? Semplice, si organizza da solo la festa. È il fenomeno dei Private party. Serate organizzate in spazi presi in affitto per l’occasione, con ingresso a numero chiuso e in cui si entra solo con l’invito. La selezione non è più sui vestiti, ma sulla persona. A Milano spopolano, tanto che il numero degli staff fai da te è in rapido aumento.
«Nei locali ormai la gente non si diverte più - spiega Gian Piero Fusco, uno dei creatori di No-Design, forse il brand più noto in città per la qualità delle sue feste -. Noi offriamo qualcosa di alternativo, più ricercato. Non seguiamo il Vip, ma investiamo le nostre risorse sulla parte artistica, sul setting dei locali, la grafica, le luci, gli spettacoli. Questo è il vero divertimento esclusivo».
C’è da credergli. Per Carnevale No-Design ha affittato uno spazio nei dintorni di via Tortona. Festa in maschera, location tenuta segreta fino al giorno dell’evento per evitare intrusi, due grandi sale stracolme. Accesso a trenta euro, drink gratuiti e illimitati. Pubblico adulto, pochi i ragazzini. «Ormai in discoteca l'età media è bassissima - continua Fusco -. Non si fa più selezione.

Io faccio il dj in un noto locale della riviera romagnola e ogni sabato vedo bimbe di 14-15 anni in pista. Sono cambiati i tempi, è vero. Ma poi è logico che molti pretendano qualcosa di diverso e abbandonino il locale tradizionale a favore di situazioni alternative».

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