Disegno di una bimba incastra i boss

PalermoAveva 7 anni e mentre aspettava in auto il papà rapito dai picciotti del clan Lo Piccolo, travestiti da poliziotti, disegnò in una caserma dei carabinieri la scena del rapimento. Quel disegno in cui tratteggiava l’«identikit» del mafioso vestito in uniforme con la paletta della polizia in mano e una macchina con il lampeggiante, per anni è rimasto nei fascicoli della Procura di Palermo. Ma è stato quello schizzo a mettere gli investigatori sulla giusta strada: il rapimento voluto da Cosa nostra. Il 26 ottobre del 2000 è morto dopo essere stato interrogato, strangolato e poi sciolto in fusto con l'acido il commerciante palermitano Giampiero Tocco di 38 anni. A quasi due lustri di distanza la squadra mobile di Palermo ha fatto luce su quella misteriosa sparizione. Fu la bimba a denunciare con quel disegno che suo padre era stato portato via in una strada di Terrasini da falsi poliziotti. Tocco fu portato in una casa di Torretta dove i boss lo interrogarono su un omicidio avvenuto qualche tempo prima a Cinisi: l'assassinio di Giuseppe Di Maggio, figlio del boss Procopio. Sono stati due pentiti del clan Lo Piccolo a raccontare i retroscena del delitto. Tocco dopo essere stato rapito fu interrogato da Salvatore Lo Piccolo in persona che gli disse: «Lo sai chi sono io?». Tocco abbassò la testa e disse «Sì, so chi è lei e ne sono onorato». Lo Piccolo chiese notizie della scomparsa di Di Maggio e Tocco rispose: «Fu deciso da persone che stanno molto in alto». A quel punto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Lo Piccolo sospese l'interrogatorio allargando le braccia.

Giampiero Tocco poco dopo venne strangolato e il cadavere trasportato nelle campagne di Carini, in contrada Dominici, quindi infilato e sciolto in un fusto pieno d'acido per farne sparire le tracce.
Gli ordini di arresto sono stati notificati in carcere ai boss palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di 67 e 34 anni, e al 49enne Damiano Mazzola, di Cinisi.