«Disoccupato o imprenditore chi può si inventi un lavoro» Berlusconi sulla crisi: «No alla settimana corta». E sul nuovo partito: «Destra e sinistra sono superate, daremo prova del coraggio dei moderati»

nostro inviato a Napoli

Il Pdl? «Né di destra, né di sinistra». E «non esprimerà un moderatismo senza coraggio». A tre giorni dalla sua nascita, Silvio Berlusconi delinea il futuro partito unico. E in un messaggio inviato all'assemblea dei Cristiano-popolari, pronti a confluirvi, il premier fissa paletti e mission. Assicura, quindi, nero su bianco: il Popolo della libertà «sarà democratico e popolare», un partito pieno di «valori e ideali», che «difende la famiglia come nucleo fondante della società». Insomma, avrà come linee guida «solidarietà e sussidiarietà», pronto a «difendere la libertà di impresa e la proprietà privata».
Messo a punto il dialogo con le Regioni sul piano casa, il Cavaliere, prima di fare tappa a Napoli per un sopralluogo sull'emergenza rifiuti (oggi avvierà di persona il termovalorizzatore di Acerra), scrive dunque al movimento guidato da Mario Baccini, per spiegare che il Pdl sarà il «partito della responsabilità e del merito, che non lascerà mai nessuno da solo ai margini della società». In maniera particolare, sottolinea, il nuovo soggetto unico porterà al superamento di quella «frammentazione» e di quei «personalismi» che «sono stati tra i mali peggiori della vecchia politica, malata di compromessi sempre al ribasso e di instabilità, per questo priva di credibilità». In vista del Congresso, inoltre, Berlusconi, dopo aver riferito di aver lavorato fino alle tre di notte per mettere a punto il discorso che terrà domani, chiude le porte a inviti politici esterni, quindi dell'opposizione. «Si tratta di un congresso fondativo e quindi deve venire chi sta fondando il Pdl». «E poi - aggiunge scherzando - per gli altri sarebbe un disturbo venire di sabato mattina... ».
Lasciata la capitale dopo pranzo, al termine di una colazione di lavoro a Villa Madama con i Reali di Svezia, Berlusconi ne approfitta per effettuare un sopralluogo (in elicottero), accompagnato dal sottosegretario Guido Bertolaso, sull'area dove oggi si svolgerà la cerimonia d'apertura dell'impianto: a regime smaltirà 600mila tonnellate di rifiuti ogni anno. «Rimarrete impressionati», pronostica in serata, giunto all'hotel Vesuvio per una cena con alcuni imprenditori campani. «Vedrete, dall'immondizia si riuscirà addirittura a cavare energia elettrica - continua -. E senza inquinare, perché le sue emissioni sono come quelle di tre auto di media cilindrata».
Ma la presenza nel capoluogo è servita, al premier, anche per rassicurare, in un incontro in prefettura, le organizzazioni sindacali («tutte serie e responsabili») che rappresentano i lavoratori della Fiat di Pomigliano d'Arco. «È un bel problema - spiega - ma mi sono impegnato ad aprire un tavolo di consultazione con la Fiat».
Dal caso specifico, che fa rima con cassa integrazione prolungata, si passa alla crisi economica. E, incalzato dai cronisti, Berlusconi torna sull'invito a «lavorare di più», che ha scatenato molte polemiche negli ultimi giorni. «Io ho detto che deve lavorare di più chi ha la possibilità di farlo», puntualizza il presidente del Consiglio, che aggiunge: «Auspico che chi è stato licenziato si trovi qualcosa fare, io non starei con le mani in mano... ». In ogni caso, «spero che si faccia di tutto affinché non si lasci nessuno a casa. E anche gli imprenditori si devono inventare qualcosa». Intanto dice no a chi propone la «settima corta» per uscire dalla congiuntura negativa: «Non sono d'accordo, ci sono tante ricette, ma le cure non le ha nessuno». A chi poi gli ricorda l'accusa di «alibi», avanzata dal leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, Berlusconi replica: «Io non mi creo nessun alibi. Ho un partito che secondo i sondaggi è al 43% e la mia popolarità è al 65%».
Si passa al capitolo banche. «Lo Stato sta dando garanzie e ora le banche hanno possibilità di fare credito» premette il premier, che prova a porsi pure «nei panni di un direttore di banca». In quel caso, «se ha una propria moralità cerca di dare soldi solo a chi può restituirli».
C'è spazio pure per un frecciatina all'ex capo del governo, Romano Prodi. L'ha visto martedì sera in tv, a Ballarò?, gli si chiede. «È una notizia che non mi ha rallegrato la serata, perché non l'ho visto», è la risposta a denti larghi. Infine, il Cavaliere torna sui poteri in mano al premier, a suo dire limitati. «Altro che vezzi napoleonici, altro che cesarismo», ribadisce. «Poteri non ne ho, devo trovare l'accordo con tutti», osserva.

E prima di lasciare la hall per salire al quinto piano, dove l'attendono una ventina di imprenditori, capitanati dai rappresentanti dell'Impregilo, si ferma giusto in tempo. «Stavo per fare una battuta, ma non la faccio». Su cosa? Sul «pensiero unico» nel Pdl, ipotesi da rigettare, secondo Gianfranco Fini.

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