Un distretto che «fa le scarpe» a tutti

Nostro inviato a Fermo
Dagli anni 60 in poi, fino alla sua «morte» (’84), a dividere Ascoli e Fermo ci si mise anche la Cassa del Mezzogiorno. Facendo piovere denaro sui primi, più abili a cavalcare la politica, e lasciando a secco i secondi, troppo intenti a lavorare. Col risultato di anestetizzare lo spirito imprenditoriale degli uni; e di stimolare ulteriormente quello degli altri. Che mugugnando, si misero a lavorare ancor di più. Dando vita, dice Stefano Lattanzi, il Pininfarina delle scarpe (da 4mila euro al paio), 85% del fatturato in export, «a un nuovo Rinascimento italiano, quello del terzo millennio». Processo rafforzato ora con il rientro di 106 imprenditori nella neonata Confindustria di Fermo, forte così di 600 iscritti. Gente come Enrico Bracalente, titolare del calzaturificio NeroGiardini. Uno che dai faticosi inizi, nel ’75 (aveva 17 anni), con il fratello maggiore, nei sotterranei di una chiesa, è arrivato a 120 milioni di euro di fatturato 2006, con un più 80% sul 2005. Gente che ha dato vita a un distretto, il calzaturiero, con 2.791 imprese e 21.

997 addetti (dati 2001; il manifatturiero nel suo complesso conta su 4.460 aziende e 31.178 dipendenti). Cifre che hanno portato le Marche dal 68% di peso economico dell’agricoltura nel ’36 al 4,1% del 2001. E anche questa è Italia.\

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