Distributori di snack e bevande: è boom

Nella Penisola il volume d’affari del settore ha toccato quota 1,5 miliardi con più di 800mila «punti self-service»

Diego Luigi Marin

Tutto inizia nel 1953, con l’arrivo dagli Usa dei primi distributori automatici di Coca Cola a Milano. Dieci anni più tardi la Fiera Campionaria propone una nuova categoria di prodotti: il Vending è già divenuto una realtà di mercato tutta italiana, che accompagna il cambiamento degli stili di vita e delle abitudini fuori casa. Oggi oltre 20 milioni di persone si servono regolarmente dei distributori automatici, in azienda, negli uffici, negli ospedali, nelle scuole, nelle stazioni, nei centri commerciali. «L’Italia - dice Augusto Garulli, presidente di Confida, associazione degli operatori di settore - è il principale produttore europeo e tra i primi nel mondo, capace di esportare quasi il 60% della produzione».
Quali sono i numeri del comparto?
«Il giro d’affari ha superato quota 1,5 miliardi, con oltre 800mila distributori automatici installati in Italia, sui 4,5 milioni in funzione in Europa. Il settore, con circa 30mila addetti in oltre 1.500 aziende, gode di buona salute. Non è solo un fenomeno economico, ma un servizio alla collettività. Peraltro, basta osservare come è cambiata la collocazione dei distributori automatici nelle aziende: in passato erano quasi nascosti, oggi sono sempre più spesso al centro di piccole aree di ristoro e relax».
Anche il design ha segnato un netto cambiamento...
«L’evoluzione è stata notevole: dagli scatolotti metallici prima maniera a macchine esteticamente piacevoli, con forme e grafica originali. Vi si è cimentato con successo anche Pininfarina, donando la sua inconfondibile impronta. Si è lavorato molto anche sull’interfaccia macchina-utente, più semplice e diretta. E oggi vediamo anche distributori con schermi touch screen».
Altri miglioramenti tecnici in vista?
«C’è la continua ricerca di standard qualitativi sempre più elevati. La resa, innanzitutto: basta pensare ai distributori di bevande calde, che preparano in automatico ciò che il barista esegue con cura manuale: ecco perché è d’obbligo esaltare la qualità. E poi, l’affidabilità».
Le nuove tendenze commerciali?
«Soprattutto l’affermarsi della categoria delle macchine snack e food. Da sempre i distributori per caffè sono i money maker: restano tali, ma i gestori hanno compreso l’opportunità di puntare maggiormente sulle prime, nell’ottica di un servizio completo. Così, la loro incidenza sui volumi totali è quasi triplicata in un paio d’anni: le macchine per bevande calde e caffè contano per il 70%, mentre quelle per bevande fredde e snack si dividono pressoché equamente il restante 30%».
Distributori automatici e corretta alimentazione vanno d’accordo?
«Ci sono macchine che distribuiscono frutta e verdura confezionate, già lavate e sbucciate, pronte per il consumo. A queste si aggiungono piatti pronti, sandwich, panini, snack dolci e salati, pizza e gelati. Tutto in monoporzione, nella giusta quantità».
La Francia ha bandito i distributori dalle scuole...
«Crociata inutile e dannosa, tanto più se sostituiti dall’ambulante o dal chiosco all’angolo, spesso dall’igiene carente.

Confida partecipa a una serie di progetti sperimentali nelle scuole: tra questi, “Ortocircuito, più frutta e verdura”, promosso dell’assessorato lombardo all’Agricoltura e “Frutta Snack MelaMangiando con gusto”, voluto dalla provincia di Cesena-Forlì. Poi c’è “Nutrivending”, in collaborazione con le Asl del Veneto».

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