Il derby non è tanto una partita di calcio, ma uno stato danimo, una emozione, un momento di fantasia. La città lo vive in tutte le sue componenti, politiche, economiche, culturali. In questi giorni non si sente altro che parlare di Milito, di Cassano, di Gasperini, di Biava e di Palombo sfortunato. La prima dichiarazione, tutta avvolta da un profondo amore genoano, è stata del presidente della Banca Carige, Giovanni Berneschi: «Sono certo - ha sorriso - che il Genoa vincerà tre a due». Ma, appena, dopo ecco la controbattuta di Edoardo Garrone (sampdoriano doc, figlio del presidente) che ha dichiarato: «Per me si tratta di una tripla. È una partita senza pronostici alla vigilia. Può succedere di tutto». E a chi gli chiedeva come vivrà il derby, Edoardo ha risposto: «Vedo sempre il derby soffrendo, come tutte le partite importanti. Ha un phatos particolare. Lo vedrò con sofferenza come tutte le partite che mi danno emozioni. Me ne starò in silenzio, non dirò niente e magari terrò le dita incrociate in tasca». E in tasca avranno le dita incrociate, probabilmente, i suoi compagni della domenica, il conte Clavarino, Fabrizio Parodi vicepresidente, Monica Mondini la «scapigliata» blucerchiata.
Si diceva che la città è in fermento, in ogni ambiente: un salto alla Filse (la Finanziaria regionale) dove i genoani, ci dicono, sono in maggioranza e sperano nel grande giorno. Parla Walter Bertini, manager di lusso, esperto in comunicazione che dice: «Io sono romanista, ma passerò una domenica terribile, perché ho un figlio sampdoriano arroventato e una figlia genoana meno calda del fratello. Un pari andrebbe bene. Ma per la quiete familiare meglio una vittoria della Samp, altrimenti mio figlio cade... in depressione». Personalmente - aggiunge Bertini - vorrei vedere il vero Milito e uno dei suoi gol magistrali».
Anche il mondo medico è in subbuglio: il professor Ferdinando Cafiero genoano della primora, ha preferito andarsene in montagna (Cervinia) ad evitare possibilità di infarti vari. Mentre Marco Di Pierro, urologo, sarà in tribuna: «Soffro, ma resisto - dice - e poi spero nella grande giornata tanto attesa da una vita...».
È tornato da New York il nuovo vicepresidente della Confindustria genovese (professor Francesco Berti Riboli): «Non so se andrò al campo anche perché sono juventino, con il desiderio però di vedere del bel calcio e sia il Genoa che la Samp oggi possono offrire un bello spettacolo». Nella sua casa di salute (la «Montallegro») genoani e sampdoriani più o meno si equivalgono, il direttore sanitario Luca Spigno è genoano ma altri del «vertice aziendale» (come Grasso, Remondini, Cristofanini) hanno tendenze calcistiche diverse. Una bella battaglia. Saranno tutti al campo.
Chi seguirà con attenzione il derby è lavvocato Emiliano Salvarezza (che fu regista importante nellera Enrico Mantovani). «Il derby è sempre un mistero - dice - tuttavia nellimmaginario collettivo oggi il Genoa è considerato più forte. Io non sono così daccordo: anche la Samp sa giocare, non è da meno del Genoa». Salvarezza ricorda solo il derby di Coppa Italia: «Mi ricordo i due rigori di Montella, uno sbagliato. Mi ricordo un derby dove Nappi fece un gol con la mano. Antiche pagine». Oggi Salvarezza si occupa di management commerciale, viaggia fra gli Stati Uniti, il Brasile, e lItalia, lancia nuovi talenti nel mondo dello sport. Il derby: «Mi appassiona non più di tanto...».
Le ultime impressioni le lasciamo a Luciano Piccinelli, presidente del Collegio geometri genovese: «Sarò al campo con i miei due figli - annota - una tensione infinita. Certo abbiamo un po di paura, ma si sa, il calcio riserva sempre delle sorprese. Luomo-derby? Per me non sarà Cassano, parlo da puro sampdoriano».
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