Dopo l8 marzo, festa della donna, torna dattualità il significato delle varie ricorrenze. A partire dalle principali come Epifania e Natale. Nessuno fa notare che grazie a certi personaggi di fantasia è oggi possibile trovare intere classi (anche di terza o quarta elementare e perfino di quinta elementare), in cui alla domanda «Qual è il significato del Natale?» si otterrà la riposta corale «Baaabboo Naatalee!» e alla domanda «Cosa succede nel giorno dell'Epifania?» tutti risponderanno «Viene la Beefanaaa!». Allo stesso modo occorrerebbe spiegare ai bambini il significato profondo di una celbrazione a base di mimosa e auguri che ha allorigine un fatto doloroso e di diritti violati.
Credo che in tempi come i nostri, di cristianofobia diffusa (qualcuno minaccia perfino di proibire le croci nei cimiteri) e di altrettanto diffusa ignoranza religiosa (riscontrabile anche in moltissimi adulti che pure di definiscono «cattolici») tutto questo meriti un'attenta riflessione. Non si tratta di distruggere la cosiddetta «magia» del Natale. Si tratta invece di capire se non sia dovere degli insegnanti (di tutti, non solo di quelli di religione) ricordare almeno il significato originario e storico delle parole. Di spiegare che Natale significa la nascita di Qualcuno che ha cambiato la storia del mondo e che Epifania significa «manifestazione» di Gesù al mondo (e in questo contesto i Re Magi, di cui uno è tradizionalmente rappresentato con la pelle nera, potrebbero essere l'occasione per spiegare la stupidità di ogni forma di razzismo).
Quanto a Babbo Natale, si può forse evitare di dire brutalmente che non esiste, spiegando (e magari concordando la cosa in anticipo con i genitori) che si tratta di un'elaborazione della figura realmente esistita di San Nicola, vescovo che di nascosto portava regali ai poveri. Dire bugie ai bambini è sempre pericoloso.
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