nostro inviato a Londra
Per un dito rotto, il Milan finisce sullorlo di una crisi di nervi. Merito o responsabilità, a seconda dei punti di vista, della maledizione del portiere che scorta i campioni dEuropa in carica fino a Londra nel viaggio che riapre la Champions 2008. Dida è a casa con la schiena a pezzi e chi fa lo spiritoso sullevento traumatico si prepari allo stesso tormento da parte di Buffon: soffrono dellidentica sindrome, protusione discale la definizione tecnica, preliminare dellernia del disco per capirsi. Con Dida fuorigioco, il Milan si aggrappa ai 202 centimetri dellaustraliano di origine croata Kalac, reattivo e brillantissimo da metà gennaio ma adesso frenato dalla lussazione allindice della mano destra. Prima di volare verso Londra, lannuncio di Ancelotti è un inno al pessimismo più nero. «Non ce la fa» detta ai cronisti. E la notizia fa il giro dei siti e delle agenzie. Linteressato, Kalac, è meno disposto alla resa. Cè un particolare che lo conforta. Da martedì mattina il dito, rinchiuso in un bendaggio rigido, non è più gonfio e non procura più dolore. «Si giocasse di martedì, non ce la farebbe» è il pronostico di Galliani sullaereo. Con le ore monta la preoccupazione. Non tanto per la salute di Kalac, appeso a quel dito che non può essere steccato (i regolamenti lo vietano) né infiltrato (toglierebbe sensibilità a tutta la mano), quanto per il risvolto. Al suo posto deve scaldarsi Valerio Fiori, una laurea in legge, terzo portiere da nove anni, ruolo svolto con grande serietà e partecipazione ma con rare presenze, due in tutto. «Sono pronto, sono ventanni che mi alleno» garantisce lavvocato, ma debuttare a quasi 40 anni in Champions non devessere proprio una passeggiata di salute. «Gli raccomanderei di stare tranquillo» spiega Maldini che con 1000 e passa gettoni di presenza, da queste parti si è guadagnato il soprannome di «history man». Fiori, questo il motivo della diffusa preoccupazione, non gioca dal dicembre del 2003, in coppa Italia contro la Samp. In un Milan già segnato da una salute non proprio eccellente, la perdita, improbabile, di Kalac equivarrebbe a un altro colpo basso inferto alla sicurezza del gruppo. In volo Ancelotti, a colloquio con Bucci, ex allenatore di basket, scherza sul ritaglio di un settimanale che dedica spazio alla nonna portiere, Pier Carla Rossetti, 62 anni, che gioca in una squadra femminile di serie C a Terracina. «Ecco risolto il vostro problema» gli fa un cronista burlone. E la risata liberatoria di Carlo è la conferma dello stato di tensione. Appena smorzata dalla convinzione di William Vecchi, il preparatore dei portieri, protagonista suo malgrado di un siparietto poco edificante durante la seduta di allenamento allEmirates stadion. «Kalac gioca» continua a ripetere Vecchi. Per evitare complicazioni decidono di tenere Kalac al riparo dalla partita e da altri possibili traumi. Col dito rinchiuso in un bendaggio rigido, Kalac non può serrare il pugno, può parare a mano aperta: è limitato nei movimenti, condizionato insomma. Mentre Vecchi lo mette sotto con una serie di tuffi a terra, il coordinatore dello staff sanitario irrompe sul campo e interrompe di fatto il test. «No, no» grida contrario a quel provino. Vecchi risponde per le rime, Kalac strabuzza gli occhi disorientato.
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