
Aravind Srinivas, classe 1994, è forse oggi la personalità più interessante della nuova ondata di imprenditori nella filiera dell'intelligenza artificiale. La sua storia si dipana tra due mondi cruciali della tecnologia: l'India e gli Stati Uniti.
Nato a Chennai (Madras), in India, dove i suoi genitori risiedono ancora, Srinivas è cresciuto in un ambiente improntato alla ricerca della conoscenza e alla curiosità intellettuale. È stato il primo ingegnere della sua famiglia. Fin da bambino, oltre a essere brillante negli studi, era interessato ai dati e alle statistiche, anche nel seguire lo sport nazionale: il cricket. I suoi parenti, per le sue inclinazioni scientifiche, erano convinti che sarebbe finito in un'università prestigiosa come l'Indian Institute of Technology di Madras. Proprio lì consegue laurea e master in ingegneria elettronica. Poi, come molti giovani ricercatori indiani, decide di fare il grande salto verso gli Stati Uniti. Prosegue infatti gli studi con un dottorato di ricerca in informatica all'Università di Berkeley. Completa la sua formazione nella seconda parte degli anni '10, in cui l'intelligenza artificiale attraversa una nuova vivacità imprenditoriale. Srinivas svolge stage di ricerca presso importanti aziende e laboratori, tra cui OpenAI, DeepMind e Google.
Un momento cruciale nella sua esperienza accademica e professionale è l'esperienza estiva presso OpenAI nel 2018. Come ha raccontato con franchezza, in quel contesto si sente meno preparato rispetto agli altri ricercatori, e così studia ancora di più, in autonomia, per apprendere le nuove tecniche. La figura che lo influenza di più in quel periodo è Ilya Sutskever, storico chief scientist di OpenAI. Sutskever mette spesso in discussione le convinzioni del giovane ricercatore indiano e lo convince ad applicare tecniche più semplici e a puntare all'essenziale, senza fronzoli.
Srinivas decide di non proseguire la carriera accademica ma di fondare una nuova azienda, per cogliere la finestra di opportunità dell'esplosione dell'attenzione sull'intelligenza artificiale. Nel 2022 nasce Perplexity, che ha come co-fondatori Andy Konwinski, Denis Yarats e Johnny Ho. Inizialmente, l'idea di business era focalizzata sull'uso dell'intelligenza artificiale per rispondere a domande su alcuni set di dati, come l'archivio di stipendi dei dipendenti di un'azienda. Perplexity evolve poi in breve tempo come un motore di ricerca di conversazioni basato sull'intelligenza artificiale, attraverso fonti citate in modo dettagliato e in grado di stimolare quella curiosità intellettuale a cui Srinivas dà molta importanza, nella sua visione del mondo e della tecnologia. In un tempo relativamente breve, Perplexity raggiunge centinaia di milioni di ricerche mensili e attrae investimenti, tra gli altri, da Jeff Bezos e NVIDIA. La valutazione oscilla tra i 9 e 14 miliardi, mentre è in corso un nuovo round di investimento. Srinivas non considera Perplexity in diretta concorrenza con Google per le ricerche semplici di una o due parole che portano ai siti, ma piuttosto nel risolvere in fretta problemi di informazione che Google non gestisce bene, come la risposta a domande complesse riassumendo e riformattando le informazioni e citando le fonti. La vera differenziazione futura, secondo Srinivas, risiederà nel rendere le intelligenze artificiali più agentiche, in grado non solo di rispondere a domande, ma anche di eseguire sempre più azioni per l'utente, come prenotare un ristorante, gestire l'agenda e la contabilità. Perplexity non ha certo il traffico di ChatGPT ed è per ora lontana dall'impensierire Google, ma è comunque parte integrante di un ecosistema sempre più vivace dell'intelligenza artificiale e riceve i costanti elogi oltre che gli investimenti di Jensen Huang di NVIDIA, che non dimentica mai di citare Perplexity e Srinivas nelle sue conferenze-show.
Di sicuro, la storia di questo giovane imprenditore di Chennai è importante non solo per il suo prodotto ma anche perché mobilita l'attenzione di una enorme comunità di ricercatori e sviluppatori indiani, per cui è un modello. Nell'anno accademico 2023/2024 c'erano circa 330mila studenti indiani negli Stati Uniti. Le frequenti conferenze di Srinivas, nelle università statunitensi come in India, attirano un'attenzione crescente e fanno parte di un dibattito pubblico molto vivace. Srinivas effettua viaggi regolari in India per incontrare la comunità accademica, imprenditoriale e politica del subcontinente.
Srinivas crede fermamente che l'India debba giocare un ruolo significativo nell'epoca dell'intelligenza artificiale, addestrando i propri modelli non solo per le lingue indiane ma per competere su scala globale e ispirare le future generazioni di ingegneri. L'India ha un potenziale di capitale umano enorme, l'unico al mondo in grado di competere con le capacità cinesi, ma è indietro sulle infrastrutture, sull'energia e sulla filiera dell'hardware, anche se il primo ministro Modi ha avviato programmi e investimenti sui semiconduttori e l'assemblaggio elettronico.
Per i giovani imprenditori indiani, Srinivas suggerisce un percorso graduale: iniziare con un prodotto interessante per ottenere utenti e finanziamenti, poi passare ai modelli open source, e in seguito ad altre soluzioni con più intensità di capitale. L'amministratore delegato di Perplexity è un sostenitore dell'open source, per prevenire monopoli e oligopoli, e per garantire l'accesso alle tecnologie. Nei suoi frequenti incontri negli ecosistemi tecnologici indiani, ha invitato la comunità scientifica e imprenditoriale anche a concentrarsi sulle tecniche di distillazione, auspicando che la prossima DeepSeek possa venire dall'India. Allo stesso tempo, non nega le sfide che i programmatori e gli sviluppatori indiani, così come le aziende fondate sull'outsourcing, dovranno affrontare per adattarsi all'epoca dell'intelligenza artificiale.
Infine, Srinivas ripete spesso che tuttora i suoi genitori sono più orgogliosi del suo dottorato che dalla creazione di un'azienda valutata miliardi. Non è solo un elemento di colore e non va sottovalutato, perché riporta a un modello di attenzione per lo studio, e per i titoli universitari, che è centrale per tutte le culture dell'Indo-Pacifico.
Figure come Srinivas hanno superato il mito dell'imprenditore che abbandona gli studi per realizzare i suoi prodotti in garage: secondo il modello dell'imprenditorialità asiatica, prima si prendono laurea, master e preferibilmente dottorato, e poi ci si può dedicare a tempo pieno alle aziende, in garage o in ufficio. Milioni e milioni di indiani, nei prossimi anni, continueranno a studiare e a creare, anche seguendo l'esempio di Aravind Srinivas.