Il dizionario di italiano che viene dalla Russia

Un docente universitario emigrato a Mosca ha pubblicato per una casa editrice di Mosca un vocabolario dei sinonimi e contrari della nostra lingua utilizzando libri, pubblicazioni scientifiche e giornali

Viene dalla Russia, quanto poi che venga con amore, questo non si sa. L'ultimo prodotto di importazione in ordine di tempo è un dizionario, udite udite, di sinonimi e contrari in lingua italiana. Lo pubblica Fond Novoie Tisiaceletie, casa editrice russa, ma l'autore è un italiano, Aldo Canestri, 73 anni, professore di italiano all'università di lingue straniere di Mosca. Che un vocabolario di questo tipo veda la luce nell'ex Unione sovietica è notizia curiosa, che ne sia opera di un italiano appare forse cosa ovvia, a quale tipo di pubblico posa rivolgersi è invece il quesito cui solo il mercato editoriale potrà darci risposta.
Canestri, infatti, è un «italiano russo», come egli stesso si definisce essendo sempre vissuto a Mosca da quando aveva solo tre anni. Vi era giunto al seguito del padre, un dirigente comunista inviato in Urss nel 1932 e lì poi sempre rimasto. Canestri in tutti quegli anni ha avuto modo di frequentare i personaggi noti che alloggiavano nel famoso Hotel Lux dove erano ospitati gli stranieri legati al regime. In lunghi decenni di insegnamento scolastico e universitario Canestri ha deciso di intraprendere questo immane sforzo che gli è costato vent'anni di lavoro, il tempo per esaminare la lingua italiana parola per parola mettendo insieme un repertorio di frasi sinonimiche e antinomiche basate su letture trasversali. Non solo libri, dunque, ma anche pubblicazioni di carattere scientifico e soprattutto giornali, per lo più quotidiani. «I giornali sono ricchissimi di esempi illuminanti - ha detto Canestri - spesso con contrapposizioni all'interno della stessa frase. Del resto sinonimi e contrari nascono dall'uso e nell'uso quotidiano di cui la lingua dei giornali è uno specchio». E così Canestri li ha sottoposti al suo meticoloso e sistemico, benché dotto, saccheggio.
Ora sostiene di averne mandato copia perfino a Tullio De Mauro, illustre linguista di casa nostra, e di attenderne un giudizio ma confida, senza nemmeno farne troppo mistero, che il suo vocabolario possa diventare di uso e di adozione comune nelle scuole italiane.

«L'ho pubblicato in Russia perché in Italia non ho contatti editoriali» ha confessato, ma si è detto sicuro che anche nella patria che fu degli zar il suo dizionario avrà un uso scolastico di proporzioni considerevoli.

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