Roma - L’aula della Camera ha votato la fiducia al governo Berlusconi sul "decreto legge anticrisi" con 327 voti a favore. I contrari sono stati 252. Due gli astenuti. È stato il consenso più alto ottenuto dalla maggioranza nelle dieci votazioni sulle questioni di fiducia poste dall’esecutivo dall’inizio del mandato. Tutti i partiti, compresa l’Mpa, hanno rinnovato il sostegno al governo. La votazione finale della Camera sul disegno di legge si terrà domani in tarda mattinata. Secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio le dichiarazioni di voto inizieranno alle 12 e a seguire ci sarà la votazione. Il provvedimento passerà poi in Senato, con l’obiettivo di convertirlo in legge entro il 28 gennaio.
Malumori nella maggioranza Il centrodestra ha appoggiato compatta l’esecutivo, anche se i malumori sono mancati sia tra i grandi sia tra i piccoli soci del centrodestra. L’Mpa ha confermato la fiducia al governo, ma chiesto "di cambiare registro". Dalla Lega, che ha chiesto in aula "più attenzione alal Padania", è partito un ordine di scuderia che autorizza sindaci e amministratori del Carroccio a sforare il patto di stabilità, dopo che un emendamento al dl anticrisi consente a Roma una deroga così che per due anni possa non computare gli investimenti per la metropolitana.
I maldipancia leghisti Non è senza qualche fatica che la Lega Nord vota compatta la fiducia al governo sul decreto anticrisi (dopo una lunga riunione tra il leader Umberto Bossi e tutti i parlamentari del Carroccio, poco prima dell’inizio delle votazioni alla Camera), ma poi sfodera l’arma della rivolta locale dettando la linea ai 202 sindaci leghisti, a cominciare da quelli presenti in parlamento. L’ordine di scuderia è tassativo: sforare il patto di stabilità, derogando a tutti i paletti e le strettoie che questa misura impone "perché i cittadini padani non sono di serie B rispetto a quelli romani". E quel "per fortuna che c’è la Lega..." detto da Bossi pochi istanti prima di votare riferendosi al Pdl, è l’equazione che meglio rappresenta per il ministro delle Riforme le incognite presenti tra gli alleati. "Gli alleati sono avvisati - spiegano alcuni parlamentari del Carroccio - Tremonti in testa". Annunciando che questa non sarà "una mossa isolata", ma solo "la prima di una serie di azioni da snocciolare da oggi ai prossimi mesi. La presa di posizione di oggi - sottolineano ancora - è un’evidente autorizzazione morale per tutti i sindaci che hanno ben gestito i loro bilanci, erogando servizi di ottima qualità ai loro cittadini, a tenere lo stesso comportamento".
"La fiducia era inevitabile" L'ha detto Umberto Bossi sposando la linea di Silvio Berlusconi e di Giulio Tremonti, mentre quelle di Fini sono "difficoltà di giovinezza". "La fiducia era evitabile", ha invece detto Italo Bocchino. Nonostante questo, "la maggioranza è compatta", ha garantito Maurizio Lupi. Berlusconi ha convocato questa mattina a palazzo Grazioli Vito e i capigruppo del Pdl per fare il punto sulle prossime tappe parlamentari e per discutere del percorso del nuovo partito. Domani dovrebbe incontrare anche il reggente di An, Ignazio La Russa.Durissimi i commenti dal centrosinistra La decisione del governo di mettere la fiducia sul decreto anticrisi dimostra per Antonio Di Pietro che l’Italia "è una democrazia a scartamento ridotto". Quanto a Fini, "non deve limitarsi a fare interventi del giorno dopo, ma deve decidersi a esercitare davvero il suo ruolo".
Bersani: impedita la discussione È toccato a Pierluigi Bersani dichiarare in aula alla Camera il no del Pd alla fiducia al governo. La fiducia, ha detto il ministro ombra dell’Economia, è stata messa "per nascondere i problemi della maggioranza". Non solo.
"Il governo, nel chiedere la fiducia, ha detto che l’Italia è il primo paese ad affrontare la crisi", ha ricordato, ma la verità è che "è il primo e unico paese al mondo che ha impedito al parlamento una discussione efficace sulle misure anticrisi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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